Le imprese: "Dal governo risposte umilianti Basta sussidi, serve un piano per ripartire"

L’urlo di Confesercenti nel piazzale della sede. La voce dei ristoratori, degli albergatori e degli ambulanti: "Siamo allo stremo"

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di Federico Di Bisceglie

Portiamo le imprese fuori dalla pandemia. Una dichiarazione di intenti, un monito O forse un’esigenza. "Quella di ripartire il prima possibile". Confesercenti ha deciso di intitolarla così la manifestazione che, dal livello nazionale, si è articolata nelle diverse provincie in cui è presente l’associazione di categoria. Anche la location e la modalità scelte dalla categoria ferrarese non sono casuali.

"Siamo nel piazzale della nostra associazione – dice il direttore Alessandro Osti – ma almeno riusciamo a guardarci in faccia, dando una parvenza di normalità a questa iniziativa". Portare le imprese fuori dalla crisi, si diceva. Tra delusione, scoramento e ristori pressoché inesistenti. "Le categorie che noi rappresentiamo – puntualizza il presidente provinciale Nicola Scolamacchia – sono state in assoluto quelle maggiormente falcidiate dagli effetti dell’emergenza pandemia. E, se la risposta del governo Conte è stata insufficiente, quella del governo Draghi è addirittura umiliante".

E’ un commento più che altro di un imprenditore amareggiato quello di Scolamacchia sull’Esecutivo. Più che altro, afferma, perché "su Draghi avevamo riposto tantissime aspettative che, a seguito dell’emanazione del decreto ‘Sostegni’ sono state totalmente infrante". "Sono passati 395 giorni dal primo lockdown – prosegue – e perdiamo ogni giorno di zona rossa 80 milioni di euro. Non possiamo vivere di sussidi: bisogna che alle imprese lo Stato dia un orizzonte definito per la ripartenza". L’umiliazione prosegue nella misura in cui "si può andare a mangiare nelle mense aziendali ma non nei ristoranti, si può soggiornare nelle seconde case ma non negli alberghi". L’iniziativa di Confesercenti si muove di pari passo con una missiva inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, attraverso la quale l’associazione di categoria fa espressa richiesta di contributi a fondo perduto adeguati alle perdite subite, estendere l’intervento del Fondo di Garanzia a favore delle Pmi e la proroga delle moratorie per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nelle imprese in difficoltà. Al netto delle richieste, la proposta di Confesercenti è quella di immaginare un ‘decreto imprese’ che garantisca una via di uscita per le attività produttive e un piano concreto per la ripartenza.

Un documento legislativo che tenga conto delle esigenze delle diverse categorie rappresentate dalle diverse articolazioni della Confesercenti. A partire da quelle degli ambulanti, rappresentati dal vicepresidente provinciale di Anva Giovanni Finotelli. "E’ impensabile continuare a lavorare in questa incertezza. Tanto più che le aperture a singhiozzo per noi sono deleterie: chiediamo di poter lavorare in sicurezza e di poter svolgere l’attività mercatale anche in zona rossa".

A raccontare il disagio della categoria dei pubblici esercizi è il presidente della Fiepet Claudio Peretti, che ritiene improcrastinabile un cambio di direzione per prevedere "l’apertura dei locali con il servizio al tavolo in zona arancione, così da dare ossigeno a una categoria che si trova ben oltre lo stremo". Dopo un excursus di Scolamacchia (questa volta in veste di presidente di Assohotel) nel quale ha descritto uno scenario del settore a tinte piuttosto fosche è la volta di Alessandro Orsatti, Assopanificatori. "Abbiamo offerto un servizio fondamentale durante il lockdown, rischiando in prima persona di contagiarci. Le nostre attività stanno facendo un sacrificio enorme (con problemi che si accavallano a partire dal caro affitti), che però non è riconosciuto".