Le parole del pastore profumano di eternità perché intrise di amore

di Don Giampiero Mazzucchelli

Pochissimi versetti, ma di una densità unica. È Gesù che parla, con parole profonde, cariche di amore. Sono parole che nascono da una relazione, qualcosa di molto reale, non ideale, come quella tra il pastore (Gesù) e le sue pecore (noi tutti). Relazione: una parola centrale nella vita di ogni essere umano. Siamo nel tempo di Pasqua, in cui ci è proposto si vivere la risurrezione di Gesù, la sua vita nuova, essendo lui già passato attraverso la morte. Lui solo quindi ci può donare questa vita eterna, che è nuova. Il modo è narrato con un simbolo relazionale: il pastore e le pecore. Tra loro c’è una reciprocità: il pastore parla e le pecore ascoltano la sua voce. Le sue parole profumano di eternità, perché sono intrise di amore. Le pecore sentono e percepiscono questo amore, questa cura; così desiderano approfondire la conoscenza del pastore, ne sono attratte, perché non ci si stacca da chi ci ama, ma anzi, si trascorre insieme più tempo possibile. Da questa relazione coltivata di giorno in giorno, nasce una conoscenza profonda, un capirsi immediatamente, il riconoscere chi è prezioso conoscere, perché dona la vita. Nasce un seguire: è un camminare dietro colui che si è definito “luce di questo mondo” e che è più forte del buio, così come l’amore è più forte dell’odio. Le pecore che seguono il pastore hanno la caratteristica di appartenergli, perché lo hanno scelto da quando l’hanno incontrato e cercano tutti i giorni di seguirlo. E il pastore stesso dice che non ne perderà nemmeno una e non vuole che qualcuno di malvagio la possa allontanare o strappare da lui. Il pastore è il nostro protettore dai pericoli, dalle insidie, dai trabocchetti del male. Questo è consolante! Forse ce lo dimentichiamo spesso. Gesù ci ricorda che niente e nessuno ci può strappare dalla mano del Padre. Occorre cioè il nostro consenso, la nostra scelta libera di voler abbandonare Gesù e il Padre. Se scegliamo di vivere seguendo il pastore, non c’è circostanza che ci possa estirpare dall’amore del pastore. La nostra vita però è fatta di tante insidie, di situazioni quotidiane che ci fanno dimenticare la realtà dell’amore del Padre. Quante paure, affanni, ansie, fatiche relazionali, situazioni stressanti, malattie, guerre, ci allontanano dalla certezza di appartenere per sempre a Dio. La nostra memoria ci aiuti a ricordare l’amore del pastore, per vivere un incontro quotidiano con lui e donare amore ai fratelli e sorelle del gregge, che è il mondo intero.