Le violenze dimenticate della guerra, focus sull’Emilia Romagna

Gli studiosi Renato Cirelli e Andrea Rossi si occuperanno di sacerdoti e laici cattolici uccisi alla fine del secondo conflitto mondiale

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È possibile, a tre quarti di secolo di distanza, dibattere in modo storicamente sereno attorno alla vicenda delle violenze che insanguinarono la nostra regione al termine del secondo conflitto mondiale? Su questo tema si confronteranno domani alle 16 alla sala dell’Arengo, gli studiosi Renato Cirelli e Andrea Rossi; l’incontro, organizzato da Progetto san Giorgio e Ferrara Cambia APS avrà come titolo "Una guerra dopo la guerra: I sacerdoti e i laici cattolici uccisi in odio alla fede in Emilia Romagna (1945-1948)". Cirelli affronterà il tema spinoso dei professionisti della rivoluzione i quali immaginavano una rivoluzione comunista in Italia come logica conseguenza della vittoria sul fascismo e sul nazismo, e in questo senso perseguirono una spietata “guerra di classe” (definizione dello storico Claudio Pavone) che vide come vittime non solo ex esponenti di Salò, ma anche possidenti, imprenditori e, appunto, i sacerdoti e i laici che si erano impegnati a ricostituire la Democrazia Cristiana.

La relazione di Rossi proseguirà lungo questo canovaccio, con una rassegna di alcune biografie dei ventisette parroci che furono uccisi a guerra finita osservando come nella quasi totalità si trattasse di sacerdoti che esercitavano il loro ministero in piccole località dove erano riferimento per l’intera comunità. Colpire “il prete”, quindi, era un atto fortemente simbolico e assieme intimidatorio: la rivoluzione non avrebbe fatto sconti a nessuno, nemmeno al clero o agli avversari politici.

re.fe.