Leonardo Riberti morto al Maggiore di Bologna, il padre: "Gli era stata data della ketamina"

Lo sfogo a sei mesi dalla tragedia: "Mi figlio non avrebbe mai pensato a un simile atto. La perizia non scioglie i dubbi, non ci sono elementi per stabilire se si sia buttato o se sia caduto"

Tommaso Riberti

Tommaso Riberti

Ferrara, 21 dicembre 2022 -  A Leonardo Riberti, il 21enne ferrarese morto il 21 giugno cadendo dal secondo piano dell’ospedale Maggiore di Bologna, sarebbe stata somministrata della ketamina come anestetico.

Ad affermarlo in un lungo post su Facebook è il padre del ragazzo, Davide Riberti. Il genitore – che da quel maledetto 21 giugno respinge l’ipotesi del suicidio del figlio e cerca la verità assistito dall’avvocato Fabio Anselmo – cita alcuni passaggi della consulenza medico-legale sul corpo del giovane. Un documento che, a suo dire, non sarebbe sufficiente a sciogliere tutti i dubbi su quanto accaduto quella maledetta notte di sei mesi fa.

"Mio figlio – scrive sul social – quella notte, si trovava ricoverato in stato confusionale. Docile, ma non in sé. Così lo descrive chi lo ha incontrato mentre vagava, perso, nei meandri dell’ospedale dopo aver subito un intervento chirurgico. Aveva gli incubi. Così bene descrive i suoi ultimi istanti di vita la professoressa Neri (Margherita, il medico legale che ha eseguito l’autopsia, ndr ) nella sua consulenza autoptica: ‘Tale caduta può essere ricondotta sia a un atto volontario che a un evento accidentale e non sono presenti elementi oggettivi che possano far discriminare con certezza tra queste due ipotesi’".

Il medico legale pone poi l’accento su altri aspetti ritenuti importanti dal padre di Leo. "Leonardo – scrive Davide Riberti – si trovava ricoverato per uno scompenso psicotico e, poco prima della tragedia, gli era stata somministrata ketamina a scopo anestetico. Un importante allucinogeno. Una cosa è certa: chi parla di suicidio è in malafede. Come sempre in casi analoghi, risulta comodo parlare di disgrazia o, peggio, dare colpe alla vittima".

Quella di oggi è una data simbolica. Sono infatti sei mesi esatti dal giorno in cui è stato trovato il corpo senza vita di Leonardo. E c’è un passaggio del post di papà Davide che rimanda proprio a quei terribili minuti. "Tuffo – scrive su Facebook –. Questa parola mi è rimasta nelle orecchie dalla fine della mia vita quando, la mattina del 21 giugno 2022, mi veniva comunicato dai sanitari che Leo era morto perchè si era suicidato. Così mio figlio, mi dissero, aveva deciso di porre fine alla sua breve esistenza. Non auguro a nessuno di vivere quei momenti terribili. Pur lacerato da una doppia ferita, non sono crollato. Leo mi ha aiutato perché conoscevo bene la sua voglia di vivere. Mio figlio non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare di compiere un simile atto. Non era vero".

Poi la conclusione, durissima. "Ho denunciato – scandisce –: Leonardo era in cura e custodia dell’ospedale ed è stato abbandonato a se stesso. Non ho mai smesso di indagare".