
Nel Chiostro di Santo Spirito è stato presentato nei giorni scorsi il libro L’era post-americana – Il silenzio dell’Europa (Guerini...
Nel Chiostro di Santo Spirito è stato presentato nei giorni scorsi il libro L’era post-americana – Il silenzio dell’Europa (Guerini e Associati), alla presenza dell’autore, Gian Guido Folloni. L’evento è stato promosso dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, dal Movimento Federalista Europeo e da Ferrara Popolare Europea. Hanno portato i saluti introduttivi Anna Quarzi, presidente dell’Istituto, Rossella Zadro per il Movimento Federalista e Guglielmo Bernabei per Ferrara Popolare Europea. A dialogare con l’autore il giornalista de Il Resto del Carlino Ferrara, Federico Di Bisceglie.
Giornalista e già direttore di Avvenire, senatore nelle legislature XII e XIII e ministro per i Rapporti con il Parlamento nel primo governo D’Alema, Folloni ha condotto il pubblico in un’analisi profonda e talvolta provocatoria delle trasformazioni geopolitiche in atto e del ruolo smarrito dell’Europa nello scenario internazionale. Un volume che si presenta come molto di più di una lettura puramente geopolitica: è infatti anche un invito a una riflessione intima e collettiva sull’identità occidentale.
"Biden e Trump rappresentano due modi diversi con cui gli americani si pongono di fronte al mondo", ha affermato Folloni, evidenziando come le dinamiche in evoluzione negli Stati Uniti coinvolgano inevitabilmente anche il continente europeo. "Siamo meno di mezzo miliardo, un terzo degli abitanti della sola Cina", ha sottolineato. In questo contesto, "l’Europa fatica a farsi sentire, e non di rado l’Ue resta ai margini delle grandi trattative globali, come accade oggi con la sua assenza dai negoziati di pace sull’Ucraina".
Durante l’incontro, Folloni ha proposto anche altri spunti critici sulla condizione attuale dell’Ue: "Oggi parlano generali e burocrati, non i politici". E viene da chiedersi se con la caduta del progetto di una Costituzione comune, "l’Europa abbia perso la direzione del suo percorso fondativo". Non sono poi mancati riferimenti alla crisi valoriale e sociale del continente: "Quando si dimenticano le ragioni dello stare insieme si scivola nell’individualismo", ha ricordato citando i dati di una ricerca del Censis, secondo la quale "il 51% degli under 35 soffre di ansia e depressione e c’è un segnale di sfiducia profonda nei sistemi democratici, soprattutto tra i più giovani".
In chiusura del suo intervento, Folloni ha lasciato al pubblico una riflessione profonda, che suona come un appello alla responsabilità collettiva: "Per vivere in pace il mondo ha bisogno di una nuova governance globale. Ma non potrà essere imposta dall’alto: dovrà essere partecipata". Un invito a ripensare gli equilibri internazionali non in termini di potere unilaterale, ma di cooperazione autentica.