L’impresa che fa cultura "Mondi che si incontrano"

Un successo la serata, monologo teatrale e dibattito sul disagio psichico, che ha consolidato la collaborazione tra pubblico, privato e volontariato

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"Termine riferito all’attività di sostegno finanziario che alcune imprese private svolgono a favore di iniziative artistiche o culturali di alto livello, come spettacoli teatrali e musicali, esposizioni e altro". Così la Treccani definisce il mecenatismo, spesso invocato ma poco praticato. Una prima esperienza a Ferrara l’hanno recentemente lanciata Paolo Govoni (Govoni Costruzioni) e Camilla Ghedini (Studio Ghedini-Comunicazione) promuovendo un monologo dedicato al disagio psichico - (WO)man, con Carmen Di Marzo, regia di Paolo Vanacore, ispirato alla storia della serial killer inglese Joanna Dennehi - che ha registrato oltre 230 presenze nella Sala Estense. Un tema sondato con successivo dibattito che ha messo a confronto medici e giornalisti. Sul palco, moderati da Cristiano Bendin, responsabile della redazione di Ferrara - Il Resto del Carlino, c’erano Luigi Grassi e Pasquale De Bonis, rispettivamente direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione Unife e Neurochirurgia Unife, Fabrizio Binacchi, Direttore TGR Lombardia e Ghedini. Non certo una serata di intrattenimento. "L’argomento scelto poteva sembrare un azzardo, ma il riscontro di pubblico ha confermato invece la necessità di osare", sintetizzano. "Da sempre siamo fautori della promozione della cultura e del nesso tra la stessa e l’economia – commentano all’unanimità – crediamo nel valore sociale dell’impresa. Di qui il debutto, con Woman, ma seguiranno altri eventi". Invariata, anticipano, sarà la formula: accessibilità di tutta la cittadinanza e coinvolgimento di altre realtà. Woman ha visto la collaborazione di Csv Terrestensi, il patrocinio di Comune e Lions Diamanti e il riconoscimento come seminario dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna. "Mettere insieme i vari mondi è fondamentale per evitare l’auto referenzialità. Viviamo in un tempo di bulimia della comunicazione, confusa con l’informazione, ritenuta a torto più importante dell’arte. Ambiti che possono e devono interfacciarsi". Per l’immediato futuro Ghedini e Govoni, che da tempo condividono percorsi, stanno già lavorando ad altre iniziative "a tema sociale, sarà questo a distinguerci. Vorremmo fare almeno un grande evento ogni anno". E chiariscono: "Bello sarebbe se altri seguissero il nostro esempio. Siamo abituati a pensare che la cultura sia ‘affare’ delle istituzioni, alle quali si chiede soluzione per ogni bisogno. Essere cittadini significa anche dare. E farlo dà moltissima soddisfazione".

re. fe.