Chiude hub vaccinale di Ferrara, quarta dose per Lina di 93 anni

Ieri dopo 450 giorni ha chiuso la struttura della Fiera, l’infermiera: "Ormai era diventata una seconda casa". Numeri record nella battaglia al virus, il 73,2% del totale delle vaccinazioni sono state fatte in quegli spazi

Chiude l'hub vaccinale di Ferrara

Chiude l'hub vaccinale di Ferrara

Ferrara, 19 maggio 2022 - Carla Malavasi se ne sta seduta ad una delle panche con il marito, insieme compilano il foglio che dovranno consegnare al medico. E’ per loro la quarta dose. "Ce l’ha consigliata il dottote", dice fiduciosa mentre suggerisce al marito cosa barrare e cosa no. Un passo più avanti, già vicino alle seggioline, allineate nella stanza ancora gremita di persone, ci sono Lina con i suoi 93 anni e la nipote, Elisa Checchi, la mascherina nera che sembra fare da sfondo a due occhi azzurri come il mare. All’ingresso, vigile con il suo scanner per misurare la temperatura fissa ormai al verde fronte dopo fronte, Tiziana Andreose indossa la sua divisa che sembra luccicare come nelle grandi occasioni. Ciak, si gira. Scene dell’ultimo giorno all’hub vaccinale della fiera. Protagonisti e interpreti ancora tanti cittadini che, schierati in bell’ordine, erano lì con i loro sorrisi disegnati dalla fiducia per quel vaccino che, declinato in diversi nomi e marche, ci sta portando fuori da un tunnel fatto di decessi e contagi, speranze alternate alla delusione di trovarsi di nuovo con i piedi nel pantano del Covid. A 450 giorni dall’apertura e dopo centinaia di migliaia di dosi somministrate, si spengono le luci su quei petali colorati che sormontano la scritta ’L’Italia rinasce con un fiore’, vaccinazione anti-covid 19. Cartelloni che, nel periodo più nero di questa pandemia venuta da lontano e che non ha risparmiato nemmeno uno spicchio di mondo, sembravano vacillare davanti all’onda di rinati contagi, delle varianti ancora non del tutto comprese. 450 giorni, un anno e mezzo, nell’Hub Ferrara Fiera diventato quasi una seconda casa per medici ed infermieri. "Un segno di speranza", così definisce la chiusura della struttura Lucia Borrelli, infermiera. Quasi una famiglia la loro, che si sono turnati a gruppi di 10-15 oltre lo schermo di un computer, nelle ’cabine’ in una mano la siringa, sulle labbra qualche parola gentile per rassicurare chi era entrato lì un po’ timoroso sull’onda di notizie che per giorni non hanno dipinto a tratti così lusinghieri alcuni vaccini. Ma la macchina non si è mai fermata. Un "modello" lo aveva definito nella sua visita più di un anno fa l’ex commissario straordinario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo. Tra quelle pareti e in quello stanzone che anche ieri risuonava di voci – per l’ultima volta in questa stagione della pandemia –, si è arrivati a toccare grazie all’impegno di medici, infermieri, personale amministrativo coperture vaccinali tra le più alte nella nostra regione e a livello nazionale. Bastano le parole della direttrice generale dell’Ausl Monica Calamai per capire cosa ha significato quello spazio dal quale sono uscite, dopo aver atteso quei 15 minuti finali, persone un po’ più sollevate di come erano entrate. La cosa giusta quella punturina. E non solo per loro. Dice Calamai: "La Fiera ha avuto un ruolo determinante per la campagna vaccinale e ha funzionato come un orologio svizzero anche grazie agli spazi e alla logistica. Basti pensare che il 73,2% del totale delle vaccinazioni che in provincia di Ferrara superano le 800mila, sono state fatte in fiera e poco meno del 30% è stato erogato dagli altri punti che comunque hanno avuto un ruolo determinante". Lina ha sbrigato tutte le carte, l’infermiera l’ha chiamata. Tocca a lei. "Un bel segnale", dice convinta lei che è passata indenne tra le altre tre dosi senza avvertire nemmeno un dolorino. Dice la nipote: "Io ho avuto la febbre, prima di fare la quarta ci penso un po’". Può permetterselo, è un’altra età.