Linus e Nicola Savino: "Ferrara capitale delle bici? Vengo qui per verificarlo"

Il celebre conduttore radiofonico arriva oggi in città con Nicola Savino nell’ambito della sua trasmissione ’Tour de Fans’ in onda su Radio Deejay

Nicola Savino e Linus (pseudonimo di Pasquale Di Molfetta) in sella alla bici

Nicola Savino e Linus (pseudonimo di Pasquale Di Molfetta) in sella alla bici

Ferrara, 10 giugno 2021 - Domani Ferrara sarà protagonista di una delle 19 tappe del Tour de Fans di Radio Deejay che porterà il noto conduttore radiofonico Linus insieme al collega Nicola Savino per una specialissima diretta di Deejay chiama Italia durante la quale far ascoltare anche messaggi degli ascoltatori e poi, mettersi in sella scoprendo in bici il territorio estense diretti verso Ravenna.

Linus, appassionato delle due ruote, per la prima volta si troverà nella capitale della bicicletta. "E’ la conferma – risponde Linus – che siamo gente precisa: non abbiamo tappe scelte a caso ma con un preciso significato. Lo aveva partire da Bergamo e altrettanto è arrivare a Ferrara o andare nella Ravenna di Dante, cercando, dov’è stato possibile, il risvolto simbolico. Per l’Italia Ferrara è da sempre la città delle bici e siamo curiosi di verificare. Tra l’altro abbiamo scelto un albergo in centro per vedere se è vera questa leggenda perché voglio controllare di persona". Il luogo dal quale trasmetterà saranno gli ascoltatori a scoprirlo in una sorta di gioco mentre, nel primo pomeriggio Linus, Savino e - si vocifera - in compagnia di Davide Cassani, prenderanno il via in bici da Piazza Repubblica dove avranno anche il saluto del sindaco Fabbri che vuole incontrarli visto che il tour è partito da Bergamo, città legata a Ferrara dalla pandemia.

Che accoglienza si aspetta? "Un’accoglienza calorosa e affettuosa, un po’ come quella che stiamo avendo finora e com’è tipica dell’Emilia. Arriveremo nel tardo pomeriggio del giorno prima (oggi per chi legge, ndr ) e andrò alla scoperta di Ferrara un po’ in incognito. Devo dire che la mascherina ha tanti svantaggi tra i quali anche questo, ma aiuta a girare senza essere troppo avvistati anche se noi, con le magliette gialle, non passiamo effettivamente tanto inosservati".

Da runner a ciclista, cos’è per lei la bicicletta? "Ho sempre avuto un atteggiamento sociale dal punto di vista sportivo. Ci sono runner o ciclisti solitari ma io faccio parte di quelli che fanno sport solo se sono in compagnia di amici. E’ un modo per stare in compagnia e per vedere il mondo. Anche se siamo appena partiti abbiamo già impresse negli occhi le immagini dell’Italia, quella lontana dalle statali e dalle autostrade che vediamo tutti e che non è un granchè. Ma appena esci da queste strade piene di traffico, l’Italia è meravigliosa".

Un Tour dunque, che vuol anche far conoscere il Paese pedalando radiofonicamente e far conoscere la bellezza del ciclismo lento? "Questa è anche la mia evoluzione: prima la corsa, poi il ciclismo convinto e ora quello lento, che forse è la cosa più sana e più gratificante. Tra l’altro, non sapevo che Ferrara avesse anche un festival dedicato al ciclista lento con il record a contrario: potremo tentare di batterlo anche noi".

Al suo fianco a Ferrara ci sarà anche Savino. "Finora ha pedalato poco perché aveva ancora impegni residui a Milano ma secondo me era un alibi per non dover pedalare tutti i giorni. Ma ora c’è, e anche se lo prendiamo in giro, è un osso duro difficile da far fuori e sono certo arriverà fino in fondo. A Ferrara ci sarà".

Da quanto tempo ha questo amore per la bici? "Da runner a ciclista è un classico. I vecchi saggi dicono che dalla bici alla corsa non passa nessuno ma, al contrario, quasi tutti: la corsa ha un impatto molto traumatico sulle articolazioni e c’è sempre quel momento dove si comincia a dire che forse è meglio rallentare e correre un po’ meno. Per mantenere però la stesa dose di sport la bici è una buona alternativa. All’inizio l’ho affiancata alla corsa ma ora faccio quasi più bici".

Chi ammira ciclisticamente? "Sono della generazione delle biglie da spiaggia con dentro i campioni come Gimondi, Adorni e altre figure leggendarie ma ora sono colpito dall’ondata di giovani che stanno stravolgendo tutte le regole anche se quello che mi ha più emozionato di più finora è stato Caruso".