"L’ipermercato non porterà occupazione"

Il progetto di rigenerazione proposto dall’amministrazione che prevede, tra le altre cose, "la nascita dell’ennesima struttura commerciale", non piace ai segretari di Cgil, Cisl e Uil. Anzi, Veronica Tagliati, Bruna Barberis e Massimo Zanirato lo ritengono "incoerente con gli impegni assunti dalle amministrazioni, a ogni livello, del rispetto degli obiettivi dell’agenda 2030, incentrati su azioni dirette al recupero e alla riqualificazione degli spazi urbani, limitando il consumo di suolo a tutela della sostenibilità ambientale". "Buttare metri cubi di cemento in un’area verde, in una città come Ferrara che già soffre di evidenti problemi ambientali legati al surriscaldamento globale, – scrivono ancora i segretari – è un’azione che produrrà ulteriori criticità, a partire dall’ulteriore aumento del traffico cittadino e il peggioramento della qualità dell’aria. Situazione aggravata dalla scelta di dotare di un cosiddetto “parcheggio scambiatore” Viale Volano". Ma il vero vulnus, anche per i confederali, è rappresentato dall’area commerciale di via Caldirolo. "A Ferrara il settore della grande e piccola distribuzione è fortemente in difficoltà – scrivono – . Sospensione, riduzioni occupazionali e dell’orario di lavoro sono i tratti distintivi degli effetti della

crisi pandemica e del conflitto in corso. Continuare a edificare centri commerciali è una scelta che va controcorrente rispetto ai nuovi modelli di consumo che produrrà altro lavoro povero e precario che questo territorio non può permettersi. Continuare a consumare terreno per costruire nuovi punti vendita in un territorio già ampiamente servito, fa si che la competitività delle imprese non si giochi sulla sana concorrenza ma sul recupero del costo del lavoro, a discapito del servizio e della già precaria occupazione". Secondo i sindacalisti, dunque, "è una mistificazione della realtà ipotizzare che con una nuova superficie di vendita si possa incidere positivamente sull’occupazione esistente attraverso l’aumento dei consumi, a maggior ragione in una provincia che registra il reddito medio tra i più bassi della Regione e con il rapporto tra la superficie di vendita per abitante più alto di tutte

le province dell’Emilia Romagna".