
Il sindaco di Portomaggiore Dario Bernardi Nel tondo, il prefetto Massimo Marchesiello
Il presidente della Regione Michele de Pascale era stato chiaro: non è ammissibile che in una terra come l’Emilia-Romagna, che ha fatto delle lotte bracciantili e all’illegalità una bandiera, torni il caporalato. E non è stato ad aspettare gli eventi. Giovedì ha inaugurato a Portomaggiore (una delle zona più colpite dal fenomeno del caporalato) lo sportello lavoro: il centro per l’impiego torna così dopo molti anni. Al suo fianco c’era il prefetto Massimo Marchesiello, gli assessori regionali all’Agricoltura Alessio Mammi e al Lavoro Giovanni Paglia, i vertici di Inps e Agenzia per il lavoro.
Sindaco Dario Bernardi, cosa avete fatto per porre un freno al fenomeno inquietante del caporalato?
"Da quando ci siamo insediati abbiamo avuto come priorità la lotta al caporalato e allo sfruttamento del lavoro agricolo, perché conosciamo l’impatto negativo che ha sul tessuto sociale del paese, con situazioni di appartamenti che ospitano lavoratori stranieri in condizioni precarie e sovraffollate, conflitti di vicinato e degrado. Abbiamo avuto in questi anni diverse operazioni delle forze dell’ordine, e sappiamo bene quanto la parte di controlli sull’edilizia e sul sovraffollamento sia fondamentale. Per la parte di nostra competenza, siamo impegnati in prima linea su questo: abbiamo dato una stretta sulle idoneità alloggiative, grazie a un lavoro dei nostri uffici che hanno modificato la modulistica, prevedendo una ispezione di un tecnico in ogni richiesta di idoneità, e dando uno specifico incarico, quindi passando dal 13% al 100% dei controlli su questa fattispecie, in modo che alcune situazioni di palese irregolarità edilizia non sfuggano".
Ci vuole parlare del cosiddetto cruscotto?
"È una mappa online, dove teniamo traccia di tutti i dati delle dichiarazioni di ospitalità; possiamo quindi effettuare controlli mirati nei casi di maggiore viavai e sovraffollamento presunto, controlli che effettua la nostra polizia locale assieme alle forze dell’ordine. Abbiamo elevato decine di sanzioni per mancata comunicazione di ospitalità, per diverse migliaia di euro, trovando e identificando persone che non avevano titolo ad occupare quegli alloggi".
Perché uno sportello lavoro?
"Quella repressiva pur fondamentale non è l’unica parte: i caporali, spesso connazionali delle vittime, offrono un servizio anche di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il centro per l’impiego è un servizio che torna quindi sul territorio e va a beneficio di tutti coloro che cercano lavoro e delle aziende che cercano manodopera. Abbiamo trasformato una crisi in una opportunità per chiunque cerchi lavoro, e di questo siamo orgogliosi. Abbiamo inoltre finanziato un servizio di mediazione e traduzione, che sarà svolto da Cidas: consentirà ai lavoratori stranieri che vogliono usare una via legale per cercare lavoro di usare questo sportello invece di affidarsi a sfruttatori connazionali che spesso trattengono parte dello stipendio".
È un’impresa condivisa da altri soggetti?
"I sindacati, che lavorano incessantemente sul campo per farsi carico e segnalare i casi di sfruttamento; le associazioni di categoria che cercavano per le loro imprese un corridoio sicuro e legale dove cercare lavoratori; tutto questo all’interno della Rete territoriale del lavoro agricolo di qualità, coordinata dal Inps e prefettura".
Franco Vanini