
Nicola Lodi alla festa dell’Arma, dietro a Daniele Garuti e Alessandro Balboni
Non si placa il polverone politico suscitato dalla presenza dell’ex vicesindaco Nicola Lodi – seduto nei posti riservati alle autorità – alla festa dei carabinieri di giovedì. Dopo il botta e risposta tra l’avvocato e consigliere comunale Fabio Anselmo e lo stesso Lodi, il quale ha spiegato di essere stato invitato alla cerimonia, è di nuovo l’esponente dell’opposizione a tornare sull’argomento, parlando di "strappo istituzionale" e chiedendo conto dell’accaduto direttamente al comandante provinciale dell’Arma, colonnello Alessandro Di Stefano.
"Apprendo dalla stampa – afferma Anselmo – che la presenza di Nicola Lodi tra le autorità alla festa annuale dell’Arma non sarebbe stata frutto di un atto di ‘imboscamento’ dello stesso, ma di un formale invito dell’Arma. Ho peccato di ingenuità. La questione allora si fa molto seria". Poi entra nel merito. "Si è trattato di una festa dal grandissimo valore istituzionale – aggiunge –. Lodi è stato quindi invitato dal comandante provinciale, con posto riservato alle autorità senza esserlo. Diventa allora dirimente il perchè Lodi non poteva essere considerato ‘autorità’. In epoca recentissima l’ex vicesindaco è stato sospeso per aver riportato una condanna per un gravissimo reato commesso in danno della pubblica amministrazione: induzione indebita o, meglio, concussione per induzione".
Anselmo prosegue spiegando che "la sospensione è automatica e prevista dalla legge vista la particolare gravità del reato commesso, dopo la sentenza di primo grado. Lo dice la Corte Costituzionale, che sancisce la piena e doverosa ‘legittimità della sospensione automatica dalla carica, per i condannati in via non definitiva, per reati di particolare gravità’". Secondo l’avvocato, la presunzione di innocenza sottolineata da Lodi nella sua prima risposta nel merito della questione "c’entra come i cavoli a merenda. Lodi, infatti, si è dimesso". Poi il focus si rivolge verso i piani alti del comando dell’Arma estense: "Resta doveroso chiedersi il perchè il comandante provinciale dei carabinieri ci abbia tenuto, nonostante tutto questo, a invitarlo ugualmente come autorità. Il fatto che, nel frattempo, Nicola Lodi abbia rimediato un’altra condanna per reato minore, è questione di minor rilievo. Ben più grave è invece la sua tracotanza nell’attaccare addirittura personalmente il pubblico ministero reo di averlo portato a giudizio ottenendo le condanne in argomento (il riferimento è a una diretta Facebook dopo la condanna per il ‘ruspa show’ al campo nomadi, ndr). Fatto accaduto prima della celebrazione della festa, che aveva giustamente tra i suoi più illustri invitati il procuratore capo di quello stesso pm".
Resta il fatto, chiude Anselmo, che "nell’occasione si è consumato un vero e proprio strappo istituzionale. Può darsi che Lodi abbia ottenuto sufficienti rassicurazioni sugli esiti dei procedimenti, ma credo che noi normali cittadini, non ancora sudditi, abbiamo il diritto di sapere".