Caro Carlino,
mi sembra ingeneroso giudicare negativamente Nicola Lodi a seguito dell’ultima condanna, poiché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Fra l’altro anche Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, si fece immortalare nel 2020 su una ruspa mentre abbatteva un muro, ma nessuno ha indagato per sapere se avesse il “patentino” o l’esibizione fosse regolare dal punto di vista normativo. Il punto, a mio parere è un altro. Nicola Lodi è stato sfruttato come “uomo di rottura” quando la sua azione faceva comodo ad Alan Fabbri, che da consumato politico ha raccolto i frutti di quella stagione. “Naomo”, poi, ci ha messo del suo, con interventi improvvidi e imprudenti quando, preso dalla sindrome di onnipotenza, ha agito come se tutto gli fosse concesso, emarginando coloro che, nella Lega, potevano dargli ombra, a partire da Alcide Mosso, messo da parte per risibili motivi mai ufficializzati con una decisione verticistica e senza alcun dibattito interno al partito. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: dopo aver riempito la città dei manifesti che effigiavano il suo volto, la lista della Lega - piena di semisconosciuti dallo scarso appeal elettorale, come si evince dalle preferenze ottenute dai singoli candidati - ha ottenuto alle ultime comunali un risultato più che deludente. Gli errori, in politica, si pagano ed ora l’emarginato è lui, vittima di una nemesi di cui è responsabile. L’ex vicesindaco deve rendersi conto che non esistono uomini per tutte le stagioni, e quella di “Naomo” mi sembra giunta al termine. Gli auguro, nei giudizi di appello, di poter dimostrare la sua innocenza, ma spero che si renda conto che ora dovrebbe ritirarsi dall’agone e meditare sui suoi errori. Se non sa cosa fare, potrebbe rispolverare rasoio e pennello o imitare Cincinnato, scegliendo la campagna con rinuncia alla vita pubblica.
Gianni Bernardi