La versione del presidente. E’ difficile sentirlo parlare, se non per scandire laconicamente i lavori dell’Aula consiliare. "Protocollo numero… delibera numero… consiglieri votanti". Al massimo, agita la campanella che tiene poggiata sul suo scranno per richiamare l’assise all’ordine. Per Lorenzo Poltronieri, presidente del Consiglio Comunale, quello è lo scettro del comando. Una presidenza contestata, la sua, sia dall’opposizione che da costole della maggioranza. Dopo la votazione dell’ordine del giorno presentato dai gruppi di minoranza (che ha trovato il favore anche di Ferrara Nostra) attraverso il quale è stato nei fatti ‘sfiduciato’ politicamente, l’affondo è arrivato dal senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni. In questa intervista al Carlino, Poltronieri racconta per la prima volta la sua versione dei fatti.
Presidente Poltronieri, il Consiglio Comunale ha votato un ordine del giorno in cui in sostanza chiede la sua destituzione. Nel documento viene rilevato il fatto che lei non garantisca la ‘terzietà’ del suo ruolo. Come risponde?
"Il ruolo che ricopre il presidente del Consiglio comunale è complesso e variegato e ho sempre cercato di ricoprirlo con attenzione e rispetto in tutti i suoi aspetti. E’ importante ricordare quello che è stato sottolineato da più parti e cioè che la mia porta è sempre stata e sempre sarà aperta, per chiunque. Tutti sanno che è possibile parlare con me in qualsiasi momento e di qualsiasi argomento. Dispiace, dunque, che alcune tematiche, certamente di rilevo e sulle quali un confronto è utile e costruttivo, vengano portate in assemblea attraverso un ordine del giorno e non discusse in modo preventivo e aperto per trovare soluzioni adeguate".
Il documento ha raccolto anche adesioni al di là della minoranza. Se lo aspettava?
"La posizione di una parte della maggioranza era già stata espressa pubblicamente quindi non è stata una sorpresa. È certamente uno stimolo per me a fare sempre meglio e a continuare a lavorare insieme a tutti i gruppi consiliari con spirito di collaborazione e condivisione".
Arriviamo al dunque: pensa di dimettersi a stretto giro?
"Non ho mai pensato di lasciare, le dimissioni non sono una soluzione adeguata a problematiche che possono essere risolte con il dialogo e il confronto".
Uno degli episodi che le contestano è la mancata condivisione della risposta del ministero alla questione sollevata dal dem Colaiacovo sul fronte dell’accesso agli atti. Quali sono i fatti?
"Il tutto nasce da una richiesta della consigliera dimissionaria Deanna Marescotti nella seduta di consiglio comunale del 7 novembre 2022 a cui è stata data una risposta ufficiale, il gruppo consiliare del Partito Democratico ha chiesto un parere al Ministero dell’Interno. La risposta è stata rivolta al capogruppo Colaiacovo: la presidenza era stata informata per conoscenza. Il tema è stato affrontato collegialmente durante la conferenza dei capigruppo il 12 aprile scorso".
Sulla vicenda Arquà e sulla sua condotta, il Tar e il Consiglio di Stato hanno in qualche modo eccepito definendo "insolito" il suo comportamento. Su quei fatti, che poi hanno portato all’esito che tutti conosciamo, qual è la sua posizione?
"Se posso permettermi una battuta di spirito definirei piuttosto insolito il comportamento della consigliera Arquà nel suo complesso. Per chi non avesse seguito l’intera vicenda ricordo che da eletta in consiglio comunale ha ammesso di aver inviato lettere minatorie a un membro della giunta, si è dimessa, ha intentato e vinto una causa per rientrare in consiglio comunale, ha preteso di sedere tra i banchi della maggioranza e oggi vota palesemente qualsiasi atto compattamente con l’opposizione".
Federico Di Bisceglie