Giallo di Goro, Luigi Turolla scomparso da 7 anni. "Forse ucciso, riaprite l’indagine"

A sette anni dalla sparizione, il fratello Max chiede aiuto agli inquirenti: "Se è stato ucciso? Non ho mai escluso nemmeno questo"

In alto, in una foto d’archivio, Daura Biolcati, cugina di ‘Giglio’, con il fratello Max

In alto, in una foto d’archivio, Daura Biolcati, cugina di ‘Giglio’, con il fratello Max

Goro (Ferrara), 15 gennaio 2019 - Dal 17 luglio 2012 di Luigi Turolla, per tutti ‘Giglio’, non si hanno notizie. Scomparso assieme alla sua Lupo grigia. Pescatore dal sorriso solare, «si alzava tutte le mattine alle 5 per andare in mare», ricordano ancora a Goro dove viveva. Quel pomeriggio era atteso dal fratello, Max, «doveva portarmi la macchina». Ma di Luigi nessuna notizia. E proprio Max, interpellato dal Carlino, chiede di tornare ad accendere i riflettori sulla vicenda, anche sulla scia di altre inchieste riaperte. ‘Giglio’, che soffriva della sindrome di Tourette (problema neurologico che causa disordini motori), nella sua vita aveva avuto colpi durissimi: l’allontanamento della moglie con la figlia e la scomparsa della sorella. 

In alto, in una foto d’archivio, Daura Biolcati, cugina di ‘Giglio’, con il fratello Max. Sotto Luigi Turolla (Bp)
In alto, in una foto d’archivio, Daura Biolcati, cugina di ‘Giglio’, con il fratello Max. Sotto Luigi Turolla (Bp)

«Zero assoluto. Mai avuto notizie dagli inquirenti nel corso degli anni. Le uniche cose le imparavo attraverso i media».

Quando ha visto l’ultima volta Luigi?

«La sera precedente, il 16, era venuto a casa mia a cena. E quando ci eravamo salutati mi ero raccomandato di portarmi la macchina l’indomani. La sua aveva l’aria condizionata e con quella dovevo andare a trovare nostra madre ricoverata all’ospedale».

Il giorno dopo di lui non ha più saputo niente?

«Il 17 l’hanno visto in tanti e fino alle 18 il suo percorso poteva essere tracciato. Lo vide una mia vicina, due colleghe e l’ultimo avvistamento è stato di un camionista all’altezza della rotonda del Boscone della Mesola. Poi, dalle 18 in avanti, il buio».

Si è detto che si sarebbe diretto sulla Romea. Corrisponde a verità?

«Dicono di averlo visto prendere quella direzione, velocemente...».

Crede che l’indagine dell’epoca sia stata catalogata troppo in fretta con l’ipotesi del suicidio?

«Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma dico solamente che se si fosse trattato di un suicidio, l’auto prima o poi sarebbe venuta fuori. Invece nemmeno l’ombra».

C’è un testimone che, sentito dalla trasmissione Chi l’ha visto nel 2015, ventilò l’ipotesi che la Lupo potesse pure essere stata bruciata. Ci ha mai pensato?

«Una pista che magari poteva anche essere plausibile. Mi chiedo se è mai stata percorsa».

Suo fratello potrebbe essere stato ucciso?

«Ho pensato di tutto, anche questo. Ho dato agli inquirenti vari indizi all’epoca, ho cercato suoi amici, ho parlato con una persona che aveva con ‘Giglio’ un rapporto di amicizia che andava avanti da anni. Ho fatto ogni cosa ma senza esito».

Ha mai ipotizzato possibili collegamenti con altre inchieste degli ultimi anni?

«No, non credo ci siano. Se poi la Procura un domani volesse farle, ben vengano. Ma non intestardiamoci».

Cosa può essere successo a suo fratello secondo lei?

«Ho sempre detto di provare a vedere se sia andato da qualche parte, in qualche luogo lontano da qui. Magari facendo indagini sui telefoni. Il mio grande rammarico è non essere passato per casa quel giorno...».

Cosa intende?

«Il 17 ‘Giglio’ non venne al lavoro. Alle 12, quando ho staccato per pranzare, non sono andato a casa a vedere se c’era. Magari le cose potevano cambiare».

L’indagine si può riaprire?

«Io chiedo agli inquirenti di farlo, mio fratello non si è volatilizzato».