Luigi Turolla scomparso da 7 anni, riaperta l’inchiesta a Ferrara

Dopo l’articolo del Carlino, la Procura torna a fare luce sul giallo. L’ipotesi: analogie con l’assassinio di Willy Branchi

I parenti di Luigi Turolla (foto Businesspress)

I parenti di Luigi Turolla (foto Businesspress)

Ferrara, 18 gennaio 2019 - A quasi sette anni dalla scomparsa, si torna a fare luce sul mistero di Luigi Turolla, per tutti Giglio. Il pm Andrea Maggioni, infatti, dopo l’articolo del Carlino di martedì scorso – già acquisito agli atti come un video di Chi l’ha visto –, ha aperto un fascicolo a modello 45 (atti relativi, al momento senza indagati né capi d’accusa), nel tentativo di capire cosa possa essere accaduto quel 17 luglio 2012 quando l’allora 52enne pescatore di Goro scomparve nel nulla a bordo della sua Volkswagen Lupo grigia.

Il caso. L’orologio torna a quel pomeriggio d’estate di sette anni fa quando Luigi era atteso dal fratello Max al quale doveva portare l’auto. «La sua – ha raccontato quest’ultimo al nostro giornale – aveva l’aria condizionata e la sera precedente ci eravamo accordati perché dovevo andare a trovare la mamma ricoverata all’ospedale». Ma Luigi a quell’incontro non arrivò mai. Fino alle 18 ci furono vari avvistamenti, una sua collega lo incrociò in auto («lo salutai e lui ricambiò con lo sguardo»), così fecero altri due colleghi e un camionista all’altezza della rotonda del Boscone della Mesola. Qualcuno, infine, raccontò di averlo visto dirigersi a grande velocità verso la Romea. Poi il nulla, come se Giglio si fosse volatilizzato. L’indagine, aperta subito dopo la scomparsa, non portò ad un esito positivo e fu archiviata.

L’auto bruciata? Nel 2015 poi, in un video di Chi l’ha visto, un amico di Turolla ventilò l’ipotesi che la Lupo potesse essere stata addirittura bruciata. «Tutti pensano dove sarà, – disse – io conoscendolo bene credo che non sia andato lontano con la macchina. Già faceva fatica ad arrivare al mare. Sono convinto sia qua in zona, in qualche fiume, magari potrebbe essere il Po. Perché l’auto altrimenti dov’è? L’avremmo trovata, anche se bruciata...». Da quel momento, solo i continui appelli di Max. «Ho sempre detto – dice lui oggi – di provare a vedere se sia andato da qualche parte, in qualche luogo lontano. Magari facendo indagini sui telefoni».

Il fascicolo. E ancora oggi il fratello chiede di tornare ad accendere i riflettori sulla vicenda, anche sulla scia di altre inchieste riaperte. Come quella su Willy Branchi. Da qui l’ipotesi che verrà vagliata da procura e carabinieri: quella di un possibile legame tra i casi. Nulla di concreto, al momento, ma non è escluso che tra i due fatti possano emergere similitudini. Willy, ucciso a 18 anni nel 1988 a Goro, aveva un lieve deficit cognitivo, Luigi soffriva della sindrome di Tourette: entrambi potrebbero essersi fidati delle persone sbagliate?