"L’ultimo caffè al bar con Sandra: pochi minuti dopo è stato l’inferno"

Lorenzo Malaguti, il marito dell’unica vittima centese a causa del terremoto, rivive quel maledetto 29 maggio "Ci siamo separati per impegni di lavoro, la scoperta che era rimasta ferita e la morte pochi giorni dopo"

Ferrara, 29 maggio 2022 - Dieci anni fa la seconda scossa di terremoto, alle 9 del mattino, quando il destino maledetto volle che la centese Sandra Gherardi si trovasse in centro città e venisse colpita alla testa da un calcinaccio. Non si riprese più e il 4 giugno, a 46 anni, la sua famiglia le dovette dire addio. E ancora oggi il marito Lorenzo Malaguti sa quanto male fa. Fu lei la 25° vittima del sisma dell’Emilia (qui il nostro speciale).

Lorenzo Malaguti e Sandra Gherardi
Lorenzo Malaguti e Sandra Gherardi

Come sta vivendo questo decennale?

"Sono giorni che fanno ricordare nuovamente tutto anche perché se ne parla più del solito. Mi viene in mente il giorno della scossa e gli ultimi cinque minuti che ho visto mia moglie".

Cosa ricorda?

"Eravamo al bar insieme a una nostra amica. L’ultimo caffè con lei. Io sono poi andato verso il mio ufficio e lei stava andando verso la piazza per fare dei documenti per l’azienda. Ci siamo salutati dicendo di rivederci dopo un quarto d’ora. Non l’ho mai più vista e non ho nemmeno fatto in tempo a salutarla. La scossa è arrivata 3 minuti dopo. Io ero davanti all’ospedale quando una persona mi ha detto che si era ferita una donna e che probabilmente era Sandra: avevano riconosciuto la cartellina con i documenti. Sono corso in piazza ma lei non c’era più, non sapevo dove l’avessero portata, l’ho cercata negli ospedali e solo riuscendo a risalire a chi guidava l’ambulanza, ho saputo era al Maggiore. Pensavo a qualche frattura, ma dopo pochi giorni se n’è andata".

Come si fa ad accettare una simile perdita?

"Attorno ho le sue foto. Si prova di andare avanti ma quegli istanti rimangono indelebili. Eravamo insieme da quando lei aveva 13 anni e io 16. I primi tempi un dolore e una morte che non riuscivo ad accettare e tutt’ora si fa fatica".

Come si fa ad andare avanti?

"Lei mi manca. Siamo stati insieme una vita e sono certo che sarebbe felice di sapere che sono riuscito andare avanti, che ho qualcuno al fianco che mi vuole bene e che sto portando avanti l’azienda con nostro figlio che ha preso il posto della mamma. Sarebbe felice di vederci insieme. A casa la sento che è ancora con me".

Cosa significa per voi la targa in sua memoria?

"Significa tanto. Dopo la tragedia Napolitano chiese, a noi e alle altre famiglie delle vittime, se avevamo qualche richiesta e il desiderio mio e di nostro figlio Mattia era di qualcosa in sua memoria. Negli altri comuni fu fatto. Qui nulla e mi dispiaceva. Ora il sindaco Edoardo Accorsi ci ha dato la notizia della targa che significa mantenere la memoria di Sandra".

Da chi ha sentito vicinanza nella tragedia?

"Lo Stato ha fatto veramente poco. Appena 1900 euro come rimborso per il funerale, cifra che non copre tutta la spesa. È stato triste vedere che per loro la vita di mia moglie valeva così poco. Ho però trovato tanto affetto dalla gente. Mi commosse il gesto di Montezemolo che, aveva organizzato un evento per poi dare una cifra a tutti i familiari delle vittime del sisma. È stato un gesto che ha significato molto, come quello di un’associazione veneta che ci chiamò tutti dandoci i proventi di una sera organizzata con questo scopo. Cifre che io ho utilizzato per la famiglia. Ci siamo commossi per questo gesto".

Come passerà il 4 giugno, giorno della morte di Sandra?

"Come sempre un brutto giorno. L’andrò a trovare come faccio tutte le settimane e le porterò un fiore".

Venerdì ha incontrato il presidente Bonaccini?

"Mi ha fatto piacere che abbia voluto fare questo ricordo. Occasione anche per incontrare tutte le altre famiglie con le quali siamo sempre stati in contatto. Con loro abbiamo anche costituito un comitato".