
Ritorno a Ferrara, L’universo di Leo Contini Lampronti, mostra curata da Hava Contini e Yael Sonnino-Levy, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - Meis.
Un percorso che vuole riscoprire un artista eclettico, alla ricerca di un dialogo intimo tra sperimentazione artistica e ispirazione religiosa. La mostra ripercorre le evoluzioni stilistiche di Leo Contini Lampronti, a partire dal legame profondo che tesse con la città dei suoi genitori. Una Ferrara fisica e metafisica che rivive nelle sue tele e le cui tracce si possono ritrovare nei loro colori, profumi e sapori: la coppia (il pane ferrarese), la bicicletta e i sassi – detti giarùn - di Via Vignatagliata, situata nel cuore dell’ex ghetto ebraico, sono i simboli di una memoria famigliare che abita l’immaginario dell’artista, traducendosi in segni pittorici. Spiega il direttore del museo, Amedeo Spagnoletto: "Il dilemma su cosa si intenda per arte ebraica – se arte fatta da ebrei o espressione di temi ebraici – trovo che giunga a sublimazione con Contini e la sua opera: uno spazio ideale nel quale i due concetti si incontrano e trovano armoniosa compenetrazione".
Conclude il presidente del Meis, Dario Disegni: "Abbiamo voluto raccontare Leo Contini Lampronti come un artista che interagisce con il Tempo e le sue conseguenze. Che vive in un nuovo mondo, Israele, e si confronta con le sue radici e le sue nuove scoperte; che gioca con lingue e linguaggi senza mai dimenticare il suo rapporto con il Paese da cui discende. Un primo passo verso la grande mostra dedicata al secolo breve, che inaugureremo nella primavera del 2024 e che costituirà il culmine della narrazione iniziata dal Meis nel 2017".