Ferrara, l’appello dei genitori di Marco Coletta: "La strage infinita dei nostri figli"

Il padre e la madre del ragazzo morto a 22 anni in uno schianto la notte del 9 settembre 2005

Antonella Finotti e Daniele Coletta, in alto a destra il figlio Marco morto a 22 anni

Antonella Finotti e Daniele Coletta, in alto a destra il figlio Marco morto a 22 anni

Ferrara, 11 dicembre 2022 - Le lancette del tempo si sono fermate a quella maledetta notte del 9 settembre 2005. Sono trascorsi 17 anni, come fosse ieri. Per Antonella Finotti, che adesso ha 65 anni, e Daniele Coletta, 53 anni, c’è un prima e un dopo quella data che ha segnato per sempre la loro vita. Prima c’era un ragazzo Marco Coletta, 22 anni, che faceva l’università, che era il loro orgoglio, la luce di un sorriso sulla soglia di casa. Dopo il dolore infinito e la rabbia per aver perso un figlio per un vuoto – 16 metri di guardrail –, volato con l’auto nel canale in un incidente stradale lungo via Raffanello. Viaggiava a 75 chilometri all’ora. In questi giorni costellati da lutti, di madri che piangono i loro figli, Antonella Finotti abbraccia queste famiglie straziate.

Il tempo lenisce le ferite?

"No, è impossibile dimenticare un figlio – dice con decisione Antonella, il cappotto, la sciarpa bianca, abbracciata al marito che non riesce a trattenere le lacrime –. Impari solo a convivere con questo straziante vuoto. Non ho dimenticato un attimo, una virgola di quei drammatici momenti. Mio marito se l’è abbracciato sulla riva del canale, ha abbracciato un figlio morto. Quel figlio continuiamo a tenere tra le braccia, con la forza del ricordo, di una memoria che mai lo lascerà andare via"

Lo avete tenuto vivo anche con la vostra battaglia

"Una battaglia estenuante, umiliante, in tanti ci hanno detto di guardare avanti. Ma come puoi guardare avanti? Siamo riusciti a far collocare in quel tratto di strada il guardrail, una striscia che ha salvato altre vite. Lì c’è un cippo alla memoria con i fiori, sul guardrail si vedono i segni di altri incidenti che ci sono stati, che si sono susseguiti. Sono saltati anche i bulloni, ma mai più lì è morto qualcuno. A questo è servita la nostra battaglia, a salvare altre vite. Un po’ un lascito di nostro figlio, quasi a dare un senso al suo sacrificio"

Siete arrivati fino a Strasburgo per chiedere giustizia, verità per quella morte

"Volevamo sapere perché nostro figlio è morto, ho dovuto chiedere io l’autopsia altrimenti dopo pochi giorni quell’incidente era già un caso chiuso. Il tribunale, con una sentenza di primo grado, ha sostenuto che la presenza del guardrail è a discrezionalità dell’ente, in questo caso la Provincia. In secondo grado è stato ritenuto che anche con la protezione sarebbe deceduto. La Cassazione ha confermato tutto. Siamo stati così condannati a pagare le spese della controparte"

Non vi siete arresi

"No, ci siamo rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. E’ stato il primo caso in Italia. Noi contro lo Stato, quasi fossimo dei banditi. Con una manciata di righe hanno rigettato la nostra richiesta. Siamo comunque convinti che la nostra battaglia sia stata giusta, l’abbiamo fatto per nostro figlio"

La strage non si ferma. Ferrara ha il triste primato per il numero di morti sulle strade

"Manca una cultura della sicurezza, oggi non c’è. Le istituzioni devono mettere in campo una volontà reale, devono battersi con serietà e concretezza per realizzare opere, per sistemare le strade. Per fare campagne di sensibilizzazione nelle scuole. La sicurezza stradale è una grande sconosciuta, le istituzioni se ne ricordano solo quando si verificano gli incidenti. La nostra provincia ha la maglia nera per il numero di morti in regione. Dobbiamo chiederci perché. Non possiamo credere che qui gli automobilisti siano tutti incoscienti. C’è qualcosa che non va nelle politiche per la sicurezza. Nostro figlio è morto in una strada dove non c’era il guardrail. Quando è stato collocato non ci sono stati più incidenti mortali. Questo ci deve far riflettere".