Ferrara-Mare, incubo traffico: "Per andare ai lidi due ore in strada"

Il racconto del nostro cronista che , giovedì, è rimasto imbottigliato fra cantieri, automobili e ingorghi. "Dopo l’incidente a Masi, pensavo che si andasse lisci invece è stato un disastro. Cambierò destinazione"

Le code delle automobili sulla Superstrada Ferrara-Mare durante la giornata di festività

Le code delle automobili sulla Superstrada Ferrara-Mare durante la giornata di festività

Ferrara, 4 giugno 2022 - ​Benjamin Franklin diceva che "di certo, nella vita, ci sono solo le tasse e la morte". Da ferrarese, aggiungerei anche le code sulla Ferrara-mare. Una superstrada che di ‘super’ ha ben poco, se non appunto gli ingorghi. L’ultimo, in ordine di tempo, risale a giovedì, giornata che doveva essere di festa ma che, per centinaia di automobilisti, si è trasformata in un inferno. Ciabatte e telo nello zaino, l’idea è quella di farsi baciare dal sole e concedersi qualche ora di riposo sul litorale.

La partenza, con calma, è fissata per le 10 dal centro di Ferrara. Primo errore: l’esodo è già in corso. Quei sessanta chilometri scarsi, solitamente, si percorrono in meno di un’ora. Metto in conto qualche minuto in più ma, prima della partenza, per non rischiare, consulto la tecnologia: l’applicazione del traffico mi consiglia comunque di viaggiare lungo il raccordo autostradale (la ‘Super’, per noi ferraresi) e mi fido. Altro grande, enorme, errore. Entro a Gualdo ed evito i primi intoppi, sono felice, ma è un’illusione. Dopo Masi San Giacomo intravedo già le prime auto che inchiodano. Le loro quattro frecce mi tolgono il sorriso. Rallento, scalo le marce, mi fermo.

Il sole, fuori, picchia, mentre io seduto al volante non so che pensare. Incidente o cantiere? Procedo lento, quasi nemmeno riesco ad inserire la seconda, mentre alla radio passano canzoni su canzoni. Da Rovereto alla Bompani, non scherzo, impiego qualcosa come quaranta minuti. Un paio di vetture incidentate a bordo strada mi illudono – di nuovo – che il peggio sia finito. Il motivo del caos, però, non sono loro: è un cantiere di Anas che riduce le corsie da due ad una. Sento sempre dire che "si lavora d’estate perché è l’unico momento possibile". Vabbè. Il vero problema è che l’imbuto ’mortale’ è solo il primo. Più avanti ce n’è un secondo. Le 11 sono passate: io, in questo momento, dovevo avere già la sabbia sotto i piedi e, invece, sono ancora in zona Sipro.

Un altro sguardo all’applicazione mi convince a non arrivare sino in fondo alla Super, al Bennet per intenderci: esco prima, a Comacchio. Altro dramma. Il centro della cittadina lagunare è intasato. Provo, tramite qualche strada alternativa, a buttarmi su via Marina, quella che costeggia il canale. Altra mezz’ora di coda. Il famigerato ponte di Porto Garibaldi lo raggiungo quando mezzogiorno è passato da cinque minuti. Oltre due ore prima ero partito con le migliori intenzioni. Adesso l’umore è completamente cambiato. E alla sera, intorno alle 19, il ritorno mi riserva le stesse emozioni (e le stesse imprecazioni). Il giovedì, che doveva essere di festa, va in archivio con sole quattro ore passate sul lettino: le stesse passate al volante. Quattro, alla fine, sono diventate anche le certezze della vita: la prossima volta sceglierò un’altra meta.