Ferrara, mascherine e visiere irregolari: erano destinate ai Comuni

La guardia di finanza ha messo i sigilli a 1.500 dispositivi di sicurezza. Denunce e sanzioni per oltre quattrocentomila euro

Controlli della Guardia di Finanza

Controlli della Guardia di Finanza

Ferrara, 14 gennaio 2021 - In tempi di Covid, quello dei dispositivi di protezione individuale è diventato un mercato piuttosto florido. Anche per chi ci opera in maniera illecita. Non sempre, però, gli affari di chi mette in vendita mascherine non a norma vanno a buon fine. Ne sa qualcosa il comando provinciale della guardia di finanza che, a seguito di una segnalazione del Nucleo speciale entrate delle fiamme gialle di Roma, ha avviato specifici controlli nei confronti di alcune imprese della provincia di Ferrara che hanno usufruito dell’esenzione dei dazi doganali, dell’Iva, e della deroga alle disposizioni sulle procedure di autorizzazione per le importazioni di dispositivi acquistati da Paesi extra Ue e necessari per contrastare la pandemia. Nel corso delle attività in questione, i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria hanno sequestrato 1.500 pezzi tra mascherine del tipo Ffp2 e visiere facciali, prive dei requisiti di sicurezza previsti per il loro utilizzo.

Non solo. Nell’ambito della stessa attività, i militari delle fiamme gialle hanno accertato l’immissione sul mercato di ulteriori 214mila dispositivi di natura sospetta. Sono due le principali irregolarità in cui si sono imbattuti gli uomini del comando di via Palestro. Nel primo caso, gli investigatori hanno scoperto che una società aveva immesso sul mercato 66mila mascherine di tipo Ffp2 prive della certificazione Ce. Alla stessa impresa, i militari hanno sequestrato seicento mascherine dello stesso tipo, trovate ancora in giacenza nel magazzino. Anche queste, ovviamente, erano prive del marchio e delle relative certificazioni. I dispositivi erano prodotti in Cina ed erano stati acquistati per conto di alcune amministrazioni pubbliche (principalmente Comuni del territorio), senza l’Iva e i dazi doganali.

La società era quindi ricorsa alle procedure doganali veloci come previsto dalla Commissione Europea per i prodotti destinati a fare fronte all’emergenza. I rappresentanti della società hanno rimediato una denuncia e rischiano, in caso di condanna, una pena fino a tre anni sulla base del decreto che punisce chi produce e immette sul mercato dispositivi di protezione non conformi ai requisiti di sicurezza.

Il secondo caso riguarda un’altra società del territorio. Quest’ultima, secondo le accuse, avrebbe sfruttato un particolare regime derogatorio per importare 148mila visiere facciali e mascherine chirurgiche, anche queste non in regola con la normativa Ce. Secondo quanto ricostruito dai finanzieri, l’azienda avrebbe messo in commercio questi prodotti in assenza del parere favorevole dell’Istituto superiore di sanità. Un placet necessario nel caso in cui l’importatore utilizzi le deroghe legate al periodo di emergenza per fare arrivare in Italia prodotti di questo tipo. I militari del comando di via Palestro hanno per prima cosa accertato la vendita illecita delle 148mila mascherine e visiere di cui si parlava e, in secondo luogo, hanno sequestrato novecento dispositivi non ancora venduti. Per i presunti responsabili dell’illecito sono scattate sanzioni amministrative per oltre 400mila euro.