"Mascherine obbligatorie anti Coronavirus a Ferrara, vi spiego perché"

Nuova ordinanza del sindaco: da oggi si devono indossare per accedere alle attività, dai supermercati sino agli uffici aperti al pubblico

Il sindaco Alan Fabbri ha firmato ieri l’ordinanza: non vale nei luoghi aperti

Il sindaco Alan Fabbri ha firmato ieri l’ordinanza: non vale nei luoghi aperti

Ferrara, 7 aprile 2020 - Mascherine obbligatorie, da oggi, per entrare nei negozi, nelle farmacie, nei supermercati, e all’interno di qualsiasi ufficio o locale aperto al pubblico. L’ordinanza firmata ieri dal sindaco Alan Fabbri ricalca quella adottata, nei giorni scorsi, dai governatori del Veneto e della Lombardia (dove l’obbligo è esteso anche al semplice fatto di uscire di casa e circolare per strada).

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Perché ha deciso questo provvedimento? "Da giorni ricevevo molte richieste in questo senso. Ho visto che la maggioranza dei ferraresi già ha adottato questo comportamento virtuoso; ma c’è bisogno di fare uno sforzo in più per ridurre il contagio. Tenendo conto che Ferrara ha, fortunatamente, dati migliori di altre realtà in cui la situazione è drammatica, mi sono detto che possiamo alzare un po’ l’asticella della sicurezza: ne saremo ripagati".

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Così anticipa o addirittura scavalca la Regione, che una misura simile non l’ha, per il momento, adottata. Preferisce dunque Zaia e Fontana a Bonaccini? "Non c’entra nulla, con Bonaccini ho un rapporto eccellente e proficuo. Se vogliamo, la Regione l’abbiamo anticipata anche chiudendo l’Università, noi per primi, e poi sbarrando parchi e cimiteri. Non è la corsa a chi fa prima o è più bravo, conta che i provvedimenti siano commisurati alla realtà e abbiano efficacia".

Restiamo alle mascherine. Il Comune ne ha acquistate e distribuite 150mila, ma per tantissimi ferraresi sono ancora introvabili, e in qualche caso a prezzi piuttosto alti. Chi non le possiede non potrà dunque fare la spesa? "Nell’ordinanza ho indicato l’alternativa: si potranno usare sciarpe, foulard e altri sistemi di protezione, l’importante è non entrare a volto scoperto, ma coprendo bocca e naso".

Una battuta, per diretta esperienza personale: lo stesso obbligo varrà per gli esercenti? "Ho ragione di ritenere, visto che ci sono protocolli di sicurezza adottati dalle aziende e veicolati dalle associazioni, che molti già lo facciano. Però ha ragione, diciamo che l’ordinanza vale anche per tutti i commercianti e per i farmacisti".

Il Comune ripeterà l’acquisto e la distribuzione di mascherine? "Stiamo lavorando, in raccordo con l’Holding, per supportare le realtà locali che intendono avviarne la produzione. Collaborando alle spese dei test di certificazione, e sperando che la burocrazia sia meno soffocante. Però, se in qualche giorno non vedremo sbloccarsi la situazione, valuteremo a chi rivolgersi. Perché sì, stiamo pensando di comprarne ancora".

Altro tema importante, quello dei tamponi. Si dice, da più parti, che Ferrara è un po’ in ritardo, che ne vengono effettuati meno di quanti sarebbero necessari. "Ho posto il tema anche oggi (ieri per chi legge, ndr) al direttore dell’Asl Vagnini, l’azienda si è rivolta adesso anche a un laboratorio di Padova, dovrebbe esserci un’accelerazione. Per quanto riguarda il Comune, dopo i lavoratori delle farmacie municipali e dei servizi cimiteriali, abbiamo acquistato altri 350 test da effettuare, su base volontaria, a Polizia Locale e addetti dei servizi sociosanitari dell’Asp".

Ma ci sono molti medici di base, operatori socioassistenziali, infermieri di case protette che chiedono che anche nel loro campo ci sia questo indispensabile potenziamento. "Non posso imporlo io con un’ordinanza, questa è materia specifica della Regione e degli organi sanitari: ma sono assolutamente d’accordo. Dobbiamo essere più veloci e, possibilmente, autonomi".

Da ultimo la questione sui ‘buoni spesa’, con l’accusa di avere in qualche modo privilegiato gli italiani, escludendo tanti stranieri. "Chi legge con attenzione i requisiti richieste, vede che ci sono anche tanti cittadini non italiani che usufruiscono dello stesso diritto. Altri stranieri godono di forme di sostegno e di aiuto, e abbiamo ritenuto di non sovrapporle ai contributi previsti dalla Protezione Civile. In qualche modo contiamo di aiutare davvero tutti coloro che hanno realmente bisogno".

E sul versante dell’economia? "Qui il capitolo è molto ampio, e significa guardare in prospettiva, cosa non facile in questo momento di emergenza vera. Ma posso dire che d’intesa con la Prefettura stiamo cercando di agevolare quelle aziende che magari non hanno il codice Ateco giusto, ma sono indispensabili per la filiera. Agli altri, a tutti gli altri che hanno chiuso con abnegazione e spirito di comunità, dico che faremo ogni cosa per aiutarli".