’Mazzette’ in Fiera, chiusi gli interrogatori

Ieri le verità dell’allora direttore Arlotti e del titolare dell’azienda che stampava i biglietti Rollo. A gennaio la fine dell’udienza preliminare

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Finanzieri e carabinieri durante la perquisizione nella sede dell’Ente Fiera

di Cristina Rufini

FERRARA

Si è chiusa ieri con gli ultimi due imputati, la tornata di interrogatori davanti al gup Carlo Negri, nell’ambito del primo filone d’inchiesta sulla presunta mala gestione dell’Ente Fiera. A rispondere alla domande dei propri difensori e del pm Ciro Alberto Savino, sono stati Giorgina Arlotti – direttrice generale dell’ente al tempo dei fatti contestati, assistita dall’avvocato Marco Linguerri – e Angelo Rollo, amministratore dell’azienda che stampava i biglietti di ingresso, assistito dall’avvocato Simone Bianchi. Quasi tre ore complessive di udienza, in cui erano presenti anche gli altri due imputati che erano stati interrogati nell’udienza del 21 ottobre scorso, i due ex presidenti Nicola Zanardi (difesa Marco Linguerri) e Filippo Parisini (difesa Claudio Maruzzi).

Riserbo assoluto sul contenuto delle risposte che Arlotti e Rollo hanno dato. "Ha risposto a tutte le domande", lo stringato commento dell’avvocato Linguerri. "Abbiamo definito la posizione di Rollo, spiegando alcuni passaggi. Stiamo valutando se chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato", ha spiegato l’avvocato Bianchi che assiste Rollo. Non ha parlato e non era neanche presente il grande accusatore, Pietro Scavuzzo, assistito dall’avvocato Elisabetta Marchetti, dalla cui denuncia e successive dichiarazioni, è nata la max inchiesta sulla presunta corruzione in Fiera. Gli interrogatori erano iniziati, come già accennato il 21 ottobre scorso quando a prendere la parola per primo fu Il primo a prendere la parola fu l’ex presidente di Ferrara Fiere, Nicola Zanardi che in più di tre ore di interrogatorio ha sostanzialmente ripercorso il suo periodo in Ferrara Fiere, le difficoltà di far quadrare i conti, respingendo comunque tutte le accuse che gli vengono mosse dalla procura. Proprio nel corso di quella udienza emerse l’abitudine all’epoca dei fatti di far circolare del ’nero’ per pagare le prestazioni degli artigiani che collaboravano con l’ente fieristico.

Un flusso di soldi non tracciabile ritenuto necessario, altrimenti alcune imprese non avrebbero lavorato. Un punto su cui il pm Savino si è soffermato chiedendo i nomi di questi artigiani, perché mai emerso nel corso delle indagini. Dopo Zanardi, fu Parisini ad essere ascoltato, ripercorrendo il suo ingresso in Ferrara Fiera e la conoscenza con Scavuzzo, figura che era già ben presente all’interno del sistema fieristico e che lui alla fine, considerato il suo atteggiamento, decise di liquidare. "Parisini ha avuto il coraggio di interrompere il rapporto esclusivo per gli allestimenti che Scavuzzo aveva con Ferrara Fiere. – spiegò dopo l’udienza di ottobre l’avvocato Maruzzi – Per questo è stato punito. Le accuse che gli vengono mosse sono assurde e platealmente false, oltre che esposte nella sua denuncia con modalità e contenuti che sconfinano nel grottesco. Tanto che si è spinto ad accreditarsi come vittima in quel sistema dal quale complessivamente ha ricavato ben oltre il ragionevole e nel quale operava come padrone".