
Agide Vandini, 79 anni, scrittore e memoria storica di Filo
Ferrara, 24 gennaio 2025 – Nel 1930 scrisse ’Viva il Primo Maggio’ su un muro del paese, il tribunale speciale lo condannò a diciotto mesi di carcere, tre anni di vigilanza speciale. Ma Guerriero Vandini, morto il 17 novembre del 1979 a 67 anni, la grazia non la chiese mai.
“Non voleva piegarsi a Mussolini”, racconta il figlio Agide Vandini, 79 anni, scrittore, memoria storica di Filo, palude fino al secondo dopoguerra, teatro nel XIX secolo delle scorribande di briganti, in testa Stefano Pelloni, il Passatore, cortese solo in qualche libro. Bar ’Del Portico’, via 8 Settembre 1944, la provinciale che divide in due quel borgo di case della frazione di Argenta. Poco più in là, è già Romagna. Di qua, è ancora provincia di Ferrara. Ma l’accento non inganna nessuno. Attorno campagna, tutta campagna sotto una coperta di nebbia spessa.
Come a nascondere le case, le cose. Qui è stato ucciso l’appuntato Giuseppe Vassallo. Venne trovato morto l’8 maggio 1945 lungo l’argine del Reno, prestava servizio nella caserma di Filo. Ad ottobre gli è stata intitolata la sede dell’Associazione nazionale carabinieri (Anc) di Ferrara. Alla sua memoria doveva essere tributata una medaglia d’onore, una medaglia sospesa. Il riconoscimento doveva essergli attribuito lunedì, giorno della Memoria, per il suo passato da internato nei campi di concentramento tedeschi. Ma l’Anpi, il Comune di Argenta e la Prefettura si sono rivolti a Roma, alla commissione per le ricerche storiche. Hanno chiesto un accertamento suppletivo sulla figura del carabiniere. Per l’associazione Vassallo “non fu un eroe, bensì molto vicino ai tedeschi” e la notizia del suo internamento nei lager nazisti è del “tutto infondata”.
Agide Vandini ha un bel sorriso, con lui c’è la moglie. Hanno appena finito di pranzare, ristorante Il Vallone, il grigio della nebbia attorno. Poco più in là, nella piazza di Filo c’è un monumento dedicato a sua nonna, Agida Cavalli. Era la notte del 28 febbraio 1944. “Venne uccisa per salvare il figlio Guerriero, i fascisti avevano circondato la casa, lo cercavano. Lei uscì, venne colpita al ventre, due colpi. Morì dopo alcuni giorni”.
Il padre era un componente del Comitato di liberazione nazionale, Agide Vandini per tanti anni è stato segretario dell’Anpi, l’associazione dei partigiani. Dice: “Maria, la figlia di Vassallo, mi regalava i suoi dischi. E’ ancora viva, non ci sentiamo da un po’. L’altro figlio è morto, si chiamava Angelo, per gli amici Nando. Eravamo tutti e due tifosi sfegatati del Bologna, andavano allo stadio insieme, ricordo ancora lo scudetto vinto nel 1964, quella mitica partita con il Milan”, negli occhi le immagini di quei gol, la festa sugli spalti. “Eravamo vicini di casa, non c’era odio. E allora dico, perché aprire di nuovo queste ferite, perché aggiungere dolore a dolore”. Vandini è nato a novembre del 1945, bagliori di una guerra. Per la comunità di Filo il prezzo fu altissimo, 185 morti, quasi il 6% della popolazione, con 28 bambini. “Fu terribile”, aggiunge. I suoi ricordi sono indelebili, il racconto del padre, la nonna uccisa, le voci che circolavano nel paese.
“Vassallo era un appuntato dei carabinieri, e i carabinieri dovevano essere fedeli al re non al fascismo. Era troppo zelante. Da quello che sappiamo andava nelle case alla ricerca dei renitenti alla leva, parliamo di ragazzi che rischiavano la fucilazione, che venivano mandati di nuovo a combattere. Il comitato di liberazione, mio padre fece una riunione in quei giorni, non voleva vendetta dopo l’8 settembre”. Il tradimento della patria, il re che scappa. “E’ molto probabile che qualcuno che ha avuto un lutto, con il figlio costretto magari ad andare in guerra dove poi è morto si sia vendicato”. Ipotesi che si rincorrono, come quella che riguarda il ritorno a casa dai lager nazisti. “Vassallo era già qui appena due giorni dopo la fine della guerra. Come era possibile? Gli altri cominciarono a tornare dopo mesi”, dubbi, che scavano nella memoria. Dubbi da chiarire. Agide Vandini sta scrivendo un libro. Si intitola ’La lunga battaglia’, nelle pagine il periodo che va dal 1919 al 1949 a Filo. “Perché riaprire ferite?”, ancora si chiede.
Giovanni Vanni Geminiani guidava lo scuolabus, i libri sono la sua passione, la cultura impregna i muri dell’abitazione. Negli scaffali, abita anche lui in via 8 Settembre 1944, conserva 10mila volumi sulla storia del paese, delle provincia. In quella stanza – in ogni angolo documenti, atti in cornice – si trovano scrittori, chi ama confrontarsi, discutere. “I documenti per chiarire quello che successe non li ha in mano nessuna delle due parti. La verità alla fine non è contenuta nei libri. Credo che sarebbe stato meglio accontentarsi, a Vassallo è stata intitolata la sede dell’Anc di Ferrara. Bastava così”.