FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Memoria, lo strappo ricucito: la medaglia d’onore a Vassallo. La commozione della figlia

Cerimonia raccolta in prefettura per la consegna del riconoscimento dopo gli accertamenti. Il carabiniere di Filo fu internato nei campi tedeschi. Perez (Anc): “Ora accettare la verità”

Il prefetto consegna la medaglia a Maria Vassallo, figlia di Giuseppe

Il prefetto consegna la medaglia a Maria Vassallo, figlia di Giuseppe

Ferrara, 6 febbraio 2025 – Lo strappo nel filo della memoria è stato ricucito. Nel corso di una cerimonia raccolta (ma non priva di solennità), stamattina in prefettura è stata consegnata la medaglia d’onore del presidente della Repubblica ai familiari di Giuseppe Vassallo, l’ex carabiniere ucciso nel 1945 dopo aver prestato servizio a Filo di Argenta dal ‘37 al ’44, anno della sua deportazione in Germania.

Quel riconoscimento, insieme a quello di molti altri che hanno condiviso la sua sorte nelle ultime fasi della Seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto essere tributato in occasione del Giorno della memoria. Ma così non è stato. A ‘sospendere’ la consegna, lo ricordiamo, furono alcuni dubbi sull’effettivo internamento e sul suo ruolo durante il servizio nell’Argentano. In particolare, Anpi e Comune di Argenta chiesero un approfondimento sulla figura di Vassallo, ritenuto “non un eroe, bensì molto vicino ai tedeschi”.

Lo stop fu dunque necessario per alcune verifiche sulla documentazione riguardante la vita del militare a cui, peraltro, dall’ottobre scorso è intitolata la sede cittadina dell’Associazione nazionale carabinieri. Le verifiche degli uffici preposti sono state abbastanza rapide e, nei giorni scorsi, è arrivata la risposta. Nessuna ombra sarebbe emersa sul passato del carabiniere. Tutto chiarito e, soprattutto, documentato: quella medaglia Giuseppe Vassallo la merita. Da qui, il via libera alla cerimonia da parte della presidenza del Consiglio dei ministri.

Quel vuoto aperto nel Giorno della memoria è stato dunque colmato oggi al primo piano di palazzo Giulio d’Este, alla presenza del nipote Angelo, della figlia Maria, dei rappresentanti dell’Anc e dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, ente che ha promosso la richiesta di riconoscimento. Alla piccola cerimonia, oltre ovviamente al prefetto Massimo Marchesiello, hanno preso parte anche il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Alessandro Di Stefano, e il sindaco di Argenta Andrea Baldini.

Le 11 sono passate da qualche minuto quando il prefetto varca la soglia della sala nella quale familiari e rappresentanti dell’Anc attendono quel momento rimasto per giorni appeso a un filo. Nessuna dichiarazione ufficiale né discorsi, solo le parole formali che annunciano la consegna del riconoscimento concessa con decreto del presidente della Repubblica ai cittadini che durante l’ultima guerra furono deportati nei lager e costretti ai lavori forzati. Un traguardo raggiunto, come spiegano dal palazzo in una stringata nota, “dopo un attento esame della documentazione presentata a corredo della relativa istanza e dopo ulteriori approfondimenti condotti da un apposito comitato istituito alla presidenza del Consiglio dei ministri”.

Dopo quelle frasi, il piccolo scrigno con la medaglia passa nelle mani della sorella Maria, il berretto dell’Anc calcato sulla chioma candida e il collo avvolto in un ampio foulard che richiama i colori dell’Arma. Gli occhi si velano. “Ringrazio tutti per quello che avete fatto” sono le poche parole pronunciate vincendo la commozione. Le lacrime si mescolano a un ampio sorriso nell’osservare la decorazione con inciso, in un cerchio di filo spinato, il nome di quel papà che Maria non ha mai conosciuto, se non dai racconti della mamma. Troppo piccola per ricordare la tragedia, nonostante fosse presente quando, l’8 maggio del 1945, mani ignote vennero a prelevare il carabiniere dall’abitazione nella quale era rientrato appena un giorno prima, dopo l’incubo della prigionia in Germania.

“I figli dell’odio non devono offrirsi di trovare la verità se poi non sono disposti ad accettarla – ha dichiarato a margine della cerimonia Carmelo Perez, presidente dell’Anc di Ferrara –. È stato giusto svolgere accertamenti, ma ora il caso è chiuso. Vassallo non era un collaborazionista e fu veramente deportato”.

L’ultimo fotogramma della mattinata vede protagonisti Maria Vassallo e il primo cittadino di Argenta, territorio nel quale è maturata la disputa e tra i più martoriati dai fatti accaduti negli anni del conflitto e nell’immediato dopoguerra. Una stretta di mano e un sorriso. Balsamo su una ferita troppo a lungo rimasta aperta.