Sarà una svolta per i 215 medici di base che operano in città e nella provincia. Saranno loro l’ossatura delle Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali, un pool di medici che dovranno garantire l’assistenza ai cittadini. Una rivoluzione della medicina territoriale che darà vita a un nuovo modello soprattutto per le cure dei malati cronici, diabetici, con scompenso cardiaco, patologie renali. Una rivoluzione che ha mosso i primi passi. Sono 11 le Aft che verranno istituite nel nostro territorio, andranno a sostituire i 13 nuclei di cure primarie. L’azienda sanitaria ha trasmesso le pratiche alla Regione che ora deve predisporre la delibera. Claudio Casaroli, medico di medicina generale, è il segretario provinciale di Fimmg (Federazione italiana di medici di medicina generale). E’ lui a mettere i puntini sulle ‘i’ di un processo che in realtà parte da lontano.
Da molto lontano
"Le Aft erano già presenti nella Balduzzi, legge del 13 settembre 2012. Stiamo parlando, ripeto, del 2012. Ovvero, 13 anni fa. Fu allora che venne imposto l’obbligo alle Regioni di creare le Aft. Obbligo che rimase sulla carta"
Che cosa successe dopo?
"Passiamo al 2022. Venne ribadito che le Regioni avrebbero avuto sei mesi per creare le Aft, in Emilia Romagna non se ne fece niente"
Un altro salto temporale
"E’ il 4 aprile del 2024, di nuovo con la convenzione che riguarda gli anni 2019-2021. Si intima alle regioni di istituirle. Tempo, sei mesi. E ancora nulla".
Finalmente la prima pietra a Ferrara, dieci giorni fa
"Grazie, dobbiamo dirlo, anche alla direttrice Nicoletta Natalini, che è molto vicina alla medicina del territorio. Sono state istituite 11 aggregazioni funzionali territoriali in città e nella provincia. L’azienda sanitaria ha trasmesso le pratiche alla Regione che ora dovrà fare la delibera. Adesso dovremmo studiare la programmazione nelle zone carenti, dove mancano i medici. Il numero è di un medico ogni 1200 cittadini. Martedì o comunque entro la settima ci sarà un incontro con l’azienda sanitaria"
Le sedi?
"Saranno le case di comunità. Per le sedi decentrate sono già state individuate le grandi medicine di gruppo, le reti di medicina generale"
Insomma, un passo avanti
"E’ un passaggio positivo per la sanità ma in pratica verrà messo a sistema quello che noi medici già facciamo da anni. E questo grazie a Fosco Foglietta, che è stato direttore dell’Usl di Ferrara, e a Claudio Vagnini, anche lui direttore generale, con il quale fra l’altro lavorò Natalini".
Mario Bovenzi