Ferrara, messaggi WhatsApp con foto hard alle studentesse Unife

Il racconto delle ragazze: "Prima domande innocue, poi i video con atti osceni"

Ferrara, studentesse molestate online (foto d'archivio)

Ferrara, studentesse molestate online (foto d'archivio)

Ferrara, 21 novembre 2020 - Si è verificato tra il pomeriggio e la notte di giovedì 19 novembre. Adesso è sulla bocca di tutti. Parlandone in termini a noi familiari, è stata un’ondata di casi. Ma stavolta non ci si riferisce a un virus, bensì a una persona (o a più persone), nascosta dietro a un profilo con foto che al momento non si sa per certo se sia reale o falso. Un profilo prima Instagram e poi Whatsapp, ha contattato numerose studentesse dell’università di Ferrara. All’inizio era qualche disparato episodio, poi diverse decine. Ora non si contano più e il modus operandi è sempre lo stesso: il soggetto si è infilato in qualche gruppo social, arrivando così a contattare (solo e soltanto) le ragazze. Ma facciamo un passo indietro per chi ha meno dimestichezza con la tecnologia. Non sono necessarie chissà quali conoscenze informatiche per "infiltrarsi" in questi gruppi: basta infatti frequentare qualche pagina legata all’università, tra Instagram e Facebook, per trovare facili canali di accesso a chat personali, dov’è possibile avviare conversazioni private praticamente con chiunque.

Ebbene, il profilo in questione ha contattato tutte le ragazze di Unife con questo messaggio: "so che personalmente non ci conosciamo, ma ho trovato il tuo contatto nel gruppo su Whatsapp. Io attualmente lavoro ma vorrei studiare come arricchimento personale, scusami se ti disturbo ma volevo chiederti se consigliavi questo percorso di studi". Un messaggio innocuo. Anzi, educato e gentile. Peccato che ogni volta la conversazione sia degenerata in altro: domande private, provocazioni erotiche, penitenze da eseguire, richieste di foto. In alcuni casi ha anche spedito immagini delle proprie parti intime e, da quanto ci hanno raccontato le dirette interessate, video che lo riprenderebbero nell’atto di masturbarsi. E quando gli si chiede una spiegazione a volte non risponde o divaga, a volte dichiara di essere disabile. Altre volte ancora dice: "se mentre una ragazza balla in discoteca qualcuno le tocca il c..., va bene. Mentre se io le chiedo ‘che intimo indossi?’, allora vengo denunciato".

Nel tentativo di documentarci meglio, abbiamo raccolto alcune testimonianze. "Mi ha detto che era di Milano – afferma Martina, studentessa di informatica – poi ha iniziato a provarci e a provocarmi. Mi ha chiesto di indovinare la sua età, se no avrei dovuto eseguire una penitenza. Per fortuna ho indovinato, ma era strano e ho iniziato a insospettirmi. Continuava a dire di avere delle disabilità, che con me si sentiva a suo agio. E poi ha iniziato con apprezzamenti fuori luogo, a dire che mi aveva guardata bene su Instagram e che gli piaceva il mio seno". "Anche a me ha chiesto informazioni sul corso di studi – dice Rodi, di Biotecnologie – poi ha cominciato a mandare audio. Voleva sapere se fossi fidanzata, se fossi da relazione seria o da una notte e basta e così ha fatto con un sacco di altre ragazze. Mi ha chiesto quale fosse il mio profilo Instagram. Ovviamente non gliel’ho detto, ma, non so come, mi ha trovata lo stesso".

Nuovi sviluppi sono arrivati dalla testimonianza di Susanna, anche lei studentessa di Lettere a Ferrara: "ho ricevuto il solito messaggio innocuo che ha mandato a tutte – spiega la studentessa – chiunque sia, è arrivato al mio numero di telefono tramite il gruppo di Lettere di Whatsapp. Conoscevo già la questione, così non ho risposto e ne ho parlato con un’amica di Padova, la quale mi ha rivelato che lo stesso profilo, con la stessa foto e lo stesso numero, era presente nel gruppo di filosofia dell’Università di Padova". Sempre a Padova, poi, una ragazza – e questa volta da un altro profilo, che si è però approcciato con le stesse identiche domande sul corso di studi – ha ricevuto foto e video di questo soggetto, ripreso nell’atto di masturbarsi. Non si tratterebbe di un fatto limitato agli Atenei del Nord Est. Focolai del medesimo fenomeno si sono infatti verificati in molte università italiane: Padova, Forlì, Brescia, Trieste, sino a Roma. A Bologna, poi, Alice, studentessa del Dams, ha rivelato di essere stata approcciata col medesimo modus operandi : "Poi – spiega – mi ha chiesto che intimo mettessi e se preferisco perizoma o brasiliana". Insomma, una situazione quantomai diffusa. Le ragazze coinvolte sono tantissime. Del fatto sono stati immediatamente avvisati i vertici dell’Università che stanno eseguendo gli accertamenti del caso.