Cooperative migranti Ferrara, “truffa con i fondi”: tredici indagati

Chiusa l’inchiesta sulle società che hanno gestito il servizio e avrebbero ottenuto più fondi di quanti gliene spettavano. Sotto la lente le fatture e le spese ‘extra’ ritenute estranee al progetto

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Ferrara, 7 marzo 2023 – La galassia dell’accoglienza migranti finisce di nuovo sotto i riflettori della procura. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata in particolare su conti e spese delle cooperative che hanno gestito l’emergenza tra il 2018 e il 2019. L’attività di indagine ha sollevato il velo su presunte incongruenze tra i fondi pubblici ottenuti e quelli effettivamente spettanti alle varie società. La somma che ‘balla’ ammonta a circa due milioni di euro. Soldi sui quali, secondo le accuse, le coop avrebbero lucrato. Il fascicolo conta tredici indagati, tutti responsabili delle cooperative che hanno accolto i profughi nella fase più calda dell’ondata migratoria. Le ipotesi di reato formulate dal pm Andrea Maggioni sono truffa ai danni di un ente pubblico (Asp e prefettura) e, in un solo caso, frode nelle pubbliche forniture per aver fatto mancare alcuni servizi previsti dal contratto. Nei giorni scorsi la procura ha chiuso l’inchiesta. La notizia è però trapelata soltanto ieri, quando alcuni dei legali degli indagati hanno ricevuto l’avviso di fine indagine.

Sotto accusa. Le persone finite sotto inchiesta sono Angelo Lucio Bruno, presidente della cooperativa Airone, Antonio Calzavara, rappresentante dell’associazione Anah, Paola Castagnotto, rappresentante del Centro Donna Giustizia, Alessio Calzavara, rappresentante della società Eccoci, Daria Tassoni, rappresentante dell’hotel Lupa, Ruggero Villani, legale rappresentante della cooperativa Matteo 25 (da febbraio 2020 Azioni) e presidente della Meeting Point, don Domenico Bedin, presidente della Meeting Point (fino al luglio 2020), rappresentante dell’associazione Viale K e dell’associazione Gruppo Locale Monsignor Franceschi (fino al dicembre del 2019, Chiara Sapigni, rappresentante del Gruppo Locale Monsignor Franceschi (dal dicembre 2019), Nicola Zamorani, titolare dell’agriturismo La Torre del Fondo, Marco Callegaro, rappresentante della cooperativa Un Mondo di Gioia (accusato anche di frode nelle pubbliche forniture), Adelina De Luca, rappresentante della cooperativa Una Vita da Mediano, Thomas Kuma Atongi e Success Kalu Nganshui, entrambi rappresentanti (in momenti diversi) della cooperativa Vivere Qui.

Le contestazioni. Secondo l’impianto accusatorio, tra il 2018 e il 2019 le cooperative avrebbero presentato le fatture relative all’accoglienza migranti evitando di sottrarre dal conteggio tutte le spese personali o che non c’entravano nulla con l’attività assistenziale (gli atti elencano spese non documentate, prelievi di denaro non usato per l’accoglienza, acquisti estranei al progetto o passaggi di conto corrente). In questo modo avrebbero ottenuto dallo Stato più fondi rispetto a quelli che effettivamente gli spettavano per l’attività di cui erano incaricati. Un presunto profitto illecito che gli inquirenti hanno quantificato in somme che variano società per società. Si va dalle poche migliaia di euro fino a somme molto più ragguardevoli, in certi casi anche superiori ai duecento o trecentomila euro. Quella conclusa nei giorni scorsi è la seconda tranche di un’inchiesta sul mondo dell’accoglienza, il cui primo filone è già approdato in udienza preliminare.