Mille volti e una bugia. Siamo al completo

Giacobazzi al Teatro Nuovo con lo spettacolo che ha già registrato il sold out. In scena 25 anni di equivoci, gioie e malinconie

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Giuseppe Giacobazzi torna venerdì al Teatro Nuovo di Ferrara con un altro sold out, seconda data a distanza di un mese per questo artista che ha saputo farsi amare da intere generazioni, facendo sorridere e regalare leggerezza anche toccando grandi argomenti. Con "Noi , mille volti una bugia", Andrea Sasdelli, racconta anche della maschera che lui stesso porta quando si cala nei panni di Giacobazzi ma che e ha saputo, per così dire, ‘tenere a bada’. E’ un dialogo, interiore ed esilarante, di 25 anni di convivenza a volte forzata, avventure, aneddoti, situazioni ed equivoci, gioie e malinconie, in un’epoca che viaggia a velocità sempre maggiore dove in un lampo si è passati dalla bottega sotto casa alle "app". Un mondo però, dove spesso si convive con la bugia del compiacerci e del voler piacere a chi ci sta di fronte, mettendosi la maschera. È uno spettacolo che con ironia e semplicità cerca di rispondere ad una domanda: "Dove finisce la maschera e dove inizia l’uomo?". Lo abbiamo chiesto proprio a Giacobazzi. "Non c‘è dato saperlo – risponde – tante volte perdiamo di vista il sentiero. E’ capitato anche a me, ci facciamo prendere dal momento e la maschera ha il sopravvento. Oppure vogliamo fare a tutti i costi quelli che vogliono dire in faccia la verità andando avanti d’istinto. In entrambi i casi non c‘è equilibrio. Io sono riuscito a trovare l‘equilibrio con la mia maschera e sono contento del mio percorso. La maschera aveva preso il sopravvento sulla persona. La gente cercava Giacobazzi, io mi ero quasi annullato e ho capito che dovevo tornare io alla guida". Una riflessione per tanti che vivono dietro le maschere, come ad esempio nel mondo dei socia.

"Sì. Porto la mia esperienza, non voglio insegnare ma posso far riflettere sorridendo – prosegue –. Racconto la mia esperienza e vedo che spesso il modo di vedere le cose non si discosta troppo da quello del pubblico. Riconosciamo la necessaria approvazione a volte di maschere, pur sapendo che ci sono". E a proposito di risate, Giacobazzi parla del suo rapporto con il pubblico e la risata. "La risata è traumaturgica oltre ogni limite. Esorcizza il sentimento negativo. Sempre. Capisci che il tuo lavoro serve a qualcosa ed è positivissimo – racconta –. Penso di essere l‘unico comico che ha parlato di fecondazione assistita: uno scambio emotivo che ha fatto bene a me e a chi avevo davanti che stava vivendo la stessa cosa. Ci si è fatti del bene a vicenda. Ho tante lettere di ringraziamento per aver detto in pubblico quello che avevo fatto, descritto Il calvario trattando tutto in modo leggero, permettendogli di uscire non nascondersi più da un qualcosa che è un atto d‘amore".

Laura Guerra