Minaccia i carabinieri, condannato

La Cassazione conferma la sentenza nei confronti di un quarantaseienne. Cambiata solo la pena

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FERRARA

Era stato fermato per un banalissimo controllo su strada da parte dei carabinieri, ma la sua reazione quando gli fu detto che stava per essere multato, fu molto violenta. A parole. C.R., 46 anni oggi, all’epoca dei fatti prese proprio male le contestazioni sollevate dai militari, a tal punto da cominciare a offenderli, pronunciando poi frasi che i giudici, fino alla Corte di Cassazione, hanno ritenuto minacciose. "Mi ricorderò di voi....mettete i vostri nomi che poi ci penso io", la frase, pare ripetuta più volte, nei confronti dei carabinieri che stavano scrivendo il verbale, per annotare la violazione al Codice della strada. Sembra anche, come ricostruito nei tre gradi di giudizio, che i militari abbiano più volte tentato di riportare alla calma l’automobilista, senza però avere successo, considerando che lui continuava ad avvicinarsi, ripetendo frasi che sono state ritenute minacciose.

"Entrambe le sentenze di merito - scrivono i giudici della Corte di Cassazione nel confermare la condanna sentenziata dal Tribunale di Ferrara, ormai quattro anni fa – hanno ritenuto coerenti e lineari le dichiarazioni che sono state raccontate da entrambi i militari, nel riportare le accuse dell’automobilista. Prive di qualsiasi motivo di calunnia o persecutorie. Escludendo qualsiasi sospetto in ordine alla circostanza che i militari non abbiano redatto una informativa per oltraggio".

Non solo, i giudici della Suprema Corte hanno anche sottolineato che "sia stata proprio l’insistente reiterazione e l’avvicinarsi continuo ai due militari a rappresentare, nella sostanza, la serietà della minaccia e la volontà di realizzarla, qualora il verbale fosse stato compilato". Nessuno dubbio quindi, anche da parte degli ermellini, che l’automobilista abbia avuto l’intenzione di minacciare i carabinieri per impedire loro di multarlo. Non accolto quindi il ricorso che lo stesso quarantaseienne aveva proposto contro le due sentenze ferraresi (giudice di pace e Tribunale di Ferrara), il quale, tramite il suo legale, paventava di essere stato calunniato. Unica riforma alla sentenza di condanna, i giudici capitolini l’hanno fatta sulla pena, che è stata ridotta.

Cristina Rufini