
Medici al lavoro in una sala operatoria (foto di repertorio)
Ferrara, 25 giugno 2025 – Nuovo passo avanti sulla strada delle verità per la morte di Elisabetta Marcigliano, scomparsa non ancora 56enne il 20 luglio 2021 all’hospice dell’Ado al termine di una lunga agonia.
Dopo l’ordinanza del tribunale che ha respinto la richiesta di archiviazione del fascicolo (la seconda dall’inizio della tormentata vicenda), l’inchiesta ha recentemente registrato un’ulteriore svolta. A quanto si apprende, la procura ha iscritto tre nomi nel registro degli indagati. Si tratta di tre medici che, a vario titolo, hanno seguito la paziente durante le prime fasi del suo calvario. Il reato ipotizzato è omicidio colposo in relazione all’intervento chirurgico che la donna subì nel settembre del 2018. Ma non è tutto.
Nel disporre il prosieguo dell’attività investigativa, il giudice per le indagini preliminari Andrea Migliorelli ha disposto un nuovo approfondimento medico legale (a cura del pubblico ministero). Un passaggio ritenuto necessario in quanto i precedenti consulenti erano giunti a conclusioni opposte. Ora quindi non resta che attendere le conclusioni dei tecnici e le successive mosse della procura. “Un passaggio significativo in una battaglia ancora lunga e che rischia di chiudersi con la prescrizione – commenta Mario Fornasari, marito di Marcigliano e giornalista di Qn e Carlino oggi in pensione –. Ora speriamo che il pm eserciti finalmente l’azione penale per tutte le ipotesi di reato e disponga l’acquisizione di documenti e filmati finora del tutto trascurata”.
Le tappe del calvario. Il 15 agosto del 2018 Elisabetta, portatrice di fibroma uterino, si presenta d’urgenza all’ospedale Sant’Anna. Accusa forti dolori addominali. Viene ricoverata, sottoposta a tac e a isteroscopia diagnostica-operativa. Il referto istologico parla di “polipo ghiandolare endometriale atrofico-cistico”. Il 5 settembre, nuovo ricovero e il giorno successivo è in sala operatoria.
“L’intervento – spiegò il marito al Carlino – consisteva in una banale isterectomia durante la quale però vennero disattese, secondo tre consulenze mediche, le norme di prudenza e rispetto per la paziente nelle fasi precedenti, durante e post operazione”. Secondo la denuncia della famiglia, depositata attraverso l’avvocato Alessandra Palma, il fibroma riscontrato alla 55enne venne estratto con morcellazione, cioè frammentandolo. Tuttavia, come spiega Fornasari, quella formazione conteneva un sarcoma. Tramite quella procedura, quindi, le cellule tumorali vennero disperse nell’addome. Il sarcoma – ancora la denuncia – prima dell’intervento “era allo stadio I”, ma si aggravò passando “allo stadio IV proprio per effetto della morcellazione”. Il calvario per Elisabetta ha così inizio. La situazione clinica continua a peggiorare giorno dopo giorno, fino a quando il suo cuore non cessa di battere dopo mesi di sofferenze.
L’inchiesta. La vicenda finisce al centro di un fascicolo per colpa medica. Le indagini approdano a una prima richiesta di archiviazione, bocciata dal gip Carlo Negri il quale dispone accertamenti più approfonditi. Ancora una volta non emerge alcun profilo di responsabilità, con conseguente seconda richiesta di archiviazione. Ma anche in questo caso il giudice (stavolta Migliorelli) non accoglie l’istanza del pm e indica nuove verifiche a opera di professionisti differenti. Nonostante le difficoltà, il caso è dunque ancora aperto e la fiammella della speranza di giungere alla verità rimane accesa.