Ferrara, morta dopo le dimissioni. Indagati due medici di Cona

Per omicidio colposo. Domani l’incarico per l’autopsia su Anna Peverati

Una sala operatoria (foto d’archivio)

Una sala operatoria (foto d’archivio)

Ferrara, 19 settembre 2018 - Perché è morta Anna Peverati? Cosa è andato storto – o non sarebbe stato diagnosticato – nel tempo trascorso dalla sua dimissione dal pronto soccorso di Cona al momento del decesso? E ancora: cosa ha provocato la tragedia? Quesiti ai quali dovrà dare risposte il medico legale Salvatore Tarantino, consulente che sarà incaricato per l’autopsia domani alle 14.30 dal sostituto procuratore Stefano Longhi nell’ambito dell’inchiesta aperta per omicidio colposo.

E che vede già due medici del Ps del Sant’Anna, che hanno avuto in cura la donna, iscritti nel registro degli indagati e difesi dall’avvocato Michele Ciaccia. Un fascicolo nato dall’esposto depositato da Idris Ugatti, marito della 66enne, rimasto vedovo nelle prime ore dell’11 settembre. Nessun dito puntato contro nessuno, ma semplicemente la volontà di vederci chiaro fino in fondo e capire il perché di una morte così rapida.

La Peverati era arrivata al Sant’Anna il 10 settembre, nel tardo pomeriggio; da un paio di settimane lamentava dolori di stomaco, poco appetito e vomito. Un codice giallo per i sanitari che, successivamente, l’hanno sottoposta ad esami più accurati, in particolare una radiografica per capire l’origine di quei continui malesseri.

Attorno alle 22.30 dello stesso giorno, ecco arrivare le dimissioni con una diagnosi che parlava di sindrome dispeptica, ovvero un insieme di sintomi persistenti, avvertiti nella parte superiore dell’addome e dovuti a disordini dell’apparato digerente. Da qui, poi, l’invito a rivolgersi al medico curante con la prescrizione di un antiematico ogni otto ore. Ma al risveglio dell’11 settembre, per la donna non c’era già più nulla da fare. «Morte per arresto cardiocircolatorio», stando all’accertamento di avvenuto decesso del medico curante, come «conseguenza di un’astenia presentatasi in abbinamento con il morbo di Parkinson». Ma Anna, secondo il marito, non avrebbe mai sofferto di Parkinson. La verità ora è attesa dall’inchiesta.