Ancona, morti in discoteca a Corinaldo. "Non è stata la musica rap a uccidere i ragazzi"

L’artista Manuel ‘Grondo’ Fogli: "La canzone che fa gridare allo scandalo l’ho scritta io". L’incidente? Poteva succedere anche al concerto della Pausini"

Al centro Manuel Fogli

Al centro Manuel Fogli

Ferrara, 12 dicembre 2018 - Comacchiese, 29 anni, Manuel Fogli otto anni fa ha scritto ‘Hey tipa’ con Sfera Ebbasta: "Sbagliato buttare la croce sulla musica". «L’ho scritta otto anni fa, e non era certo il testo più aggressivo, tra i miei. Ma dire che quei poveri ragazzi sono morti per colpa di quel brano cantato da Sfera Ebbasta, è una solenne....». Manuel Fogli in arte ‘Gordo’, 29 anni, rifiuta l’etichetta di profeta del degrado.

Come è nata quella canzone, presa ora a simbolo della volgarità del ‘trap’?

«Sfera non era ancora famoso, gli ho proposto quel brano, l’abbiamo cantata assieme, ed è l’unica a mia firma pubblicata su Emergenza Mixtape. C’erano anche altri testi, lo assicuro, persino più violenti».

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Perché quel linguaggio, quelle immagini considerate adesso spregiative nei confronti delle donne?

«È il linguaggio del rap, che da sempre usa immagini dure, reazioni di istanti, frammenti di racconti crudi: chi ascoltava la musica ‘gangsta’ americana degli anni ’90, non può non ricordare i versi su morte e pistole. E nella storia del rock, quanti brani trasgressivi e verbalmente violenti ci sono?».

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Lei, dunque, è così, un artista spietato e maledetto?

«Vuol scherzare? Lavoro nello stabilimento balneare con mio padre, molti per come vesto mi prendono per alieno ma gli amici dicono che sono quasi normale. Negli anni mi sono addolcito, di recente ho scritto una canzone per il bene che voglio a mia mamma, e d’amore per le mie gemelline. Resto però aggressivo, è la rabbia che mi porto dentro. Ho lavorato con molti nomi famosi, in tanti mi hanno promesso mari e monti, alla fine loro hanno scalato le classifiche e io sono sempre rimasto a Comacchio».

Lei insegue il riscatto nella musica, ma la musica può anche uccidere.

«Quel disastro che è successo a Corinaldo non è colpa del ‘trap’, ma di organizzatori irresponsabili. Sarebbe potuto succedere anche a un concerto della Pausini, od ovunque vengano venduti tre volte i biglietti rispetto alla capienza del locale».

Cosa prova per l’accaduto?

«Una pena terribile. L’anno scorso mi sono trovato anche io in una situazione simile. Ero a un concerto dell’amico Sfera in Romagna, e pure lì un deficiente ha usato lo spray al peperoncino. Per fortuna sono rimasto calmo, mi sono tolto la maglia e l’ho messa davanti agli occhi, che bruciavano. Sono riuscito a uscire, e tenere calmi i ragazzi che erano intorno a me. Purtroppo a quindici anni, quando scoppia il panico, non è facile fare altrettanto».

Asia Nasoni
Asia Nasoni

Torniamo alle sue canzoni. Scriverebbe ancora ‘Hey tipa’, e descriverebbe così le donne?

«Le donne le tratto benissimo, anche perché in casa, di quattro che siamo, sono l’unico uomo. Quel testo è nato da racconti con amici, non necessariamente esperienze o sentimenti miei, nel rap capita così».

E adesso?

«Ho appena finito un video, se le dico il nome del brano grida allo scandalo: ‘Gangshit’, non lo traduco che è meglio. L’ho girato nella mia Comacchio, insieme a tanti ragazzi, è la protesta di chi si sente messo in disparte. Ma adesso, con Canesecco (rapper romano, ndr), c’è un nuovo progetto. Si intitola 56K, come i vecchi computer. Duro e dolce, va bene così?».