Morti nel crollo, gli imputati non hanno colpe

Ceramica Sant’Agostino: titolare e tecnico assolti anche in Appello per la morte dei due operai travolti dalle macerie durante il sisma 2012

Migration

SANT’AGOSTINO

di Cristina Rufini

Tutti assolti anche in secondo grado. Ieri, infatti, i giudici della Corte di Appello di Bologna non hanno accolto la richiesta del procuratore generale di condannare gli imputati a due anni e sei mesi di reclusione per la morte di due operai nel crollo dello stabilimento della Ceramica Sant’Agostino, durante la scossa di terremoto del 20 maggio 2012. Più di dieci anni dopo quei tragici momenti, potrebbe essere stata messa la parola fine sulle ipotizzate responsabilità del titolare dell’azienda Ennio Manuzzi e di uno dei tecnici-progettisti Andrea Fipertani. Entrambi accusati di omicidio colposo per la morte di Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, che furono travolti dalle macerie. "Siamo soddisfati per la sentenza della Corte di appello – ha dichiarato l’avvocato Riccardo Caniato che insieme al professor Tullio Padovani ha assistito legalmente Manuzzi – sentenza che speriamo costituisca un punto fermo e definitivo in relazione a questo procedimento". Stessa soddisfazione per l’avvocato Tommaso Guerini che ha assistito Fipertani: "Siamo molto soddisfatti – ha commentato – della sentenza con cui la Corte di appello ha colto il profilo di assoluta eccezionalità del fatto e che non si potesse rimproverare alcuna omissione nel comportamento degli imputati, considerando che in quel momento storico determinate condotte non erano dovute". Resta possibile, ma forse improbabile, il ricorso della procura generale alla Corte di Cassazione.

Il crollo. I due operai della Ceramica Sant’Agostino Leonardo Ansaloni di 51 anni di Reno Centese, sposato con due bambini, e Nicola Cavicchi di 35 anni di San Martino di Ferrara stavano lavorando ai forni al momento della scossa. Stavano coprendo il turno di notte: erano entrati alle 22 e avrebbero terminato di lavorare alle 6 del mattino. Ma quasi un’ora e mezzo prima una violenta scossa di terremoto, seguita dopo appena venti minuti da una seconda ancora più forte ridotto in macerie la nota azienda di ceramiche nell’Alto Ferrarese e ingoiato le loro vite. I corpi dei due lavoratori furono i recuperati scavando tra i detriti: uno dei tributi più alti pagati sul territorio provinciale in quel maledetto sisma. In primo grado erano quattro gli imputati: tutti assolti in abbreviato dal giudice Piera Tassoni, cui è seguito il ricorso del pm della procura di Ferrara, Ciro Alberto Savino alla luce della successiva sentenza di condanna per il crollo alla Tecopress. I giudici bolognesi, però, hanno seguito la linea tracciata in primo grado.