Presunti fondi sospetti provenienti dal Qatar, raccolte firme, veleni e un braccio di ferro tra fazioni per la leadership della moschea di via Traversagno. È lo scenario che fa da teatro a un processo approdato ieri in aula e che vede protagonista Hassan Samid, il presidente del Centro di cultura islamica di Ferrara e provincia. Samid è a processo per diffamazione nei confronti di due frequentatori dell’associazione. Secondo l’impianto accusatorio, il presidente avrebbe offeso la loro reputazione attraverso un video diffuso su un gruppo whatsapp di frequentatori del luogo di culto nel quale si diceva che la vecchia direzione avrebbe cercato di legare la moschea all’Ucoii, associazione che "avrebbe ricevuto finanziamenti legati al terrorismo dal Qatar". Avrebbe inoltre riferito di essere in possesso di documenti comprovanti che le persone del vecchio direttivo avrebbero ricevuto "50 o 60mila euro, lascando intendere che si sarebbero appropriati di somme residue, raggirando i fedeli".
I fatti al centro del procedimento nascono da una vicenda più complessa e che sembrerebbe far emergere una sorta di lotta intestina per scalzare Samid, regolarmente eletto, dalla guida dell’associazione islamica. A puntare i fari su questo elemento è la tesi difensiva, che sostiene l’estraneità dell’imputato dai fatti contestati. Tutto sarebbe nato nel 2019, quando, a seguito delle dimissioni di due consiglieri, venne eletto un nuovo consiglio direttivo, con conferma di Samid alla presidenza. Uno degli atti successivi fu quello di aggiornare lo statuto, eliminando l’affiliazione all’Ucoii. Scelta, secondo la ricostruzione della difesa, dettata da notizie di stampa riguardanti presunto denaro di provenienza non chiara arrivato da un fondo del Qatar in favore di associazioni affiliate all’Ucoii. Da quel momento, sempre secondo la difesa, alcuni frequentatori del centro (tra cui le attuali persone offese) avrebbero iniziato a contestare la guida di Samid, anche avviando raccolte firme e inviando messaggi su presunte nuove elezioni per il direttivo della moschea, che risultava invece regolarmente in carica (vicenda per la quale Samid ha sporto querela). In un’altra occasione (fatto anche questo al centro di un procedimento) il presidente dell’associazione sarebbe stato aggredito da due soggetti legati a una persona coinvolta nel processo per diffamazione, che tornerà in aula il 3 dicembre.
f. m.