Neonata nel freezer a Migliarino, la madre. "Così ho nascosto il corpo"

Il racconto delle sette ore di interrogatorio alla madre

La casa di Migliarino nel quale è avvenuta la tragedia

La casa di Migliarino nel quale è avvenuta la tragedia

Ferrara,  8 luglio 2017 - Quasi sette ore di interrogatorio, accompagnata dagli avvocati Gian Luigi Pieraccini e Monica Guerzoni davanti al pubblico ministero titolare del fascicolo, Isabella Cavallari. Dalle 9,30 alle 16,30 circa, per tentare di far luce sulla quella tragedia e accertare come si siano svolti davvero i fatti.

Lei, la 40enne indagata per omicidio aggravato e occultamento di cadavere (la figlia neonata trovata nell’abitazione di via Travaglio a Migliarino un mese fa), nei primi interrogatori si era avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ieri ha risposto a tutte le domande, negando ogni accusa e ogni addebito e fornendo una sua ricostruzione di quelle ore terribili.

«Quando mia figlia è nata, ho cercato di prenderla in braccio, poi ho perso i sensi e sono svenuta – ha raccontato la donna al pubblico ministero –. Quando mi sono svegliata, circa cinque ore dopo, mi sono accorta che lei era morta e ho deciso di nascondere il corpo, per non farlo sapere ai miei figli e a mio marito».

image

Una decisione sicuramente sbagliata, l’occultamento del corpo, che la donna ha motivato successivamente. «Avrei dovuto chiamare l’ambulanza e i soccorsi – ha continuato la madre – ma non volevo sottoporre la mia famiglia a una sofferenza così atroce». Una famiglia all’apparenza normale, nella quale non c’erano mai stati in passato episodi degni di nota o connotati da violenza e maltrattamenti, anche se in casa c’era una situazione di degrado dal punto di vista igienico. Il nodo centrale della vicenda resta però la chiarezza su quegli attimi e su cosa davvero abbia causato la morte della neonata. La prima certezza emersa dagli esami autoptici sui resti della piccola è che lei era nata viva e che aveva respirato, e che non sarebbe morta né per congelamento, né per soffocamento.

Solo gli esami istologici dunque potranno dire in che modo la bambina è morta, con l’aiuto di un consulente, un ginecologo, il cui apporto contribuirà a completare le indagini.