Cento, neonato morto in sala parto. Ausl condannata

La sentenza civile è esecutiva. La famiglia: "Paghi o pignoriamo i conti dell’azienda"

Sala operatoria (foto di repertorio)

Sala operatoria (foto di repertorio)

Cento (Ferrara), 19 marzo 2019 - Lo aspettavano quel bambino. Da tempo. Tanto tempo. A casa era già tutto pronto per la festa, c’era il fiocco azzurro pronto per essere appeso alla porta, il carillon con le api da mettere sopra il lettino.

Invece il piccolo Luca (il nome è di fantasia) non vide mai la luce, morto in fase di travaglio, con sua madre ricoverata per giorni in gravi condizioni. Ma se nulla venne riscontrato a livello penale per le persone finite sotto inchiesta, diverso il discorso per il civile dove il 14 febbraio il giudice Maria Marta Cristoni (sentenza divenuta esecutiva il 25) ha dichiarato la responsabilità dell’Ausl condannandola al pagamento di alcune centinaia di migliaia di euro più spese e interessi. «Ma a tutt’oggi – spiega l’avvocato della famiglia, lui ferrarese e lei rodigina – nessuno ha provveduto al pagamento». E proprio per questo che la stessa ora chiede il pignoramento dei conti correnti dell’azienda sanitaria.

Procura. L’inizio dell’incubo si materializzò all’alba del 29 agosto 2013 al Santissima Annunziata di Cento ad alcune ore dal ricovero della donna pronta per partorire. La procura aprì subito un’inchiesta che arrivò ad indagare otto sanitari, tra infermieri e medici, e tutti per omicidio colposo. Fascicolo che, dopo la consulenza tecnica che non riuscì a stabilire con certezza le cause del decesso e l’eventuale responsabilità dei sanitari, venne archiviato. Di tutt’altra natura la battaglia in sede civile dove il giudice, nelle 16 pagine di sentenza, un mese fa ha dichiarato «la responsabilità dell’Azienda Usl per la morte endouterina» del piccolo Luca.

Conti correnti. «La sentenza – continua il legale della famiglia – è stata notificata all’Ausl il 28 di febbraio unitamente all’atto di precetto con il quale è stato intimato al debitore di pagare, nel termine di legge, tale somma».

Cosa che però fino a questo momento non è stata fatta e dall’azienda sanitaria «non è mai arrivata una risposta». Ecco allora la fase successiva, con la richiesta di pignorare i conti correnti. Due quelli degli istituti individuati e già invitati a comparire all’udienza del 4 luglio. «Le banche sono già state informate e nei prossimi giorni notificheremo l’atto anche ad altri istituti per poter colpire su più punti e arrivare al risarcimento totale. Stiamo cercando di ottenere ciò che ci spetta e il pignoramento è il primo passo».