Alessandro
Talmelli *
Dopo aver letto la proposta fatta da autorevoli esponenti della maggioranza di intitolare a Ferrara una via a Italo Balbo, non ho resistito nell’appellarmi alle Istituzioni, iniziando dal sindaco, per scongiurare una tale profanazione nella “mia” città in cui a pochi metri dalla Residenza Municipale è stata intitolata una via a Don Giovanni Minzoni, parroco nell’argentano all’inizio del secolo scorso. Don Minzoni, vicino alle posizioni del Partito Popolare di don Sturzo, sentiva come suo dovere specifico di prete difendere i giovani da un’ideologia totalizzante, illiberale, che idolatrava la violenza e proponeva il culto della personalità del capo. Nel suo diario, pubblicato da don Lorenzo Bedeschi, parlava della necessità di "passare il Rubicone" contro "la vita stupida e servile che si vuole imporre". Ai fascisti di Argenta, in particolare, dava fastidio il gruppo di scout cattolici, fondato da don Giovanni. Le famiglie locali preferivano affidare i loro figlioli alle cure di quel prete buono e determinato, piuttosto che all’Opera nazionale Balilla. Era uno smacco, una provocazione intollerabile. Provarono con le buone, inutilmente. Poi arrivarono le minacce. Anche pubbliche. Ma era tutto vano: don Minzoni non si piegava. Finché un paio di squadristi venuti da un paese vicino attesero, di sera, il passaggio del parroco nascosti nell’ombra. Lo aggredirono alle spalle, colpendolo alla nuca. Volevano forse dargli solo una lezione, una di quelle "bastonate di stile, senza esagerare" che il ras locale Italo Balbo aveva raccomandato per gli oppositori del fascismo. Ma il colpo fu fatale: dopo alcune ore Minzoni morì, senza aver mai ripreso conoscenza.
Era il 23 agosto di 97 anni fa. Se vogliamo diffondere i giusti valori Costituzionali alle future generazioni tramite l’intitolazione di strade, mi auguro che nessuno si senta autorizzato a proporre e tanto meno ad intestare una via a Italo Balbo mandante assassino dell’omicidio di Don Giovanni Minzoni.
* ex consigliere comunale Pd