‘No vax’ morto a Ferrara, la procura ipotizza due reati

L’uomo, 68 anni, è deceduto l’altro ieri. Si indaga per omissione di soccorso e decesso per colpa medica. L’autopsia la settimana prossima

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di Federico Malavasi

 

Aveva deciso di non vaccinarsi contro il Covid e, dopo aver contratto il virus, si era curato a casa, affidandosi alla cosiddetta ‘telemedicina’. Per cercare di uscire dalla morsa del Coronavirus aveva preso contatti con un medico reggiano legato all’associazione Ippocrateorg, che lo aveva assistito via telefono, Whatsapp o mail. L’altro ieri, dopo il peggioramento che lo aveva portato all’ospedale di Cona, Mauro Gallerani, centese di 68 anni, è morto nel suo letto del reparto di Rianimazione. Il suo cuore ha cessato di battere dopo circa un mese di ricovero al Sant’Anna. Negli ultimi tempi, proprio a causa della criticità della sua situazione clinica, era stato sedato e intubato. Sul caso la procura aveva già aperto un fascicolo conoscitivo, avviato dopo la segnalazione partita da Cona.

Il punto No vax morto a Ferrara. Vermifughi e idrossiclorochina, il protocollo di Ippocrateorg - "Non cercate cure sul web. Venite dal medico"

A seguito del decesso del paziente, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Ciro Alberto Savino, ha ipotizzato due reati. Il primo è l’omissione di soccorso. Con questa contestazione, chi indaga vuole capire se il medico abbia detto al paziente di correre in ospedale non appena la saturazione di ossigeno nel sangue era scesa a livelli critici. Cosa che però, secondo gli inquirenti, non sarebbe accaduta, almeno stando alle conversazioni Whatsapp acquisite. La seconda ipotesi di reato è il decesso per colpa medica. La procura sospetta infatti che le cure somministrate non fossero adeguate. Su quest’ultimo aspetto c’è però anche un altro punto da chiarire. E cioè se il paziente abbia effettivamente assunto i medicinali prescritti dal medico (tra cui anche un vermifugo, la cui utilità nella prevenzione e contrasto del Covid è stata al centro di un’acceso dibattito nella comunità scientifica). Da quanto è emerso, infatti, il 68enne rifiutava le cure, non solo a casa ma anche in ospedale. A Cona si sarebbe addirittura tolto il casco a ossigeno, rendendo quindi necessario un intervento più incisivo da parte del personale sanitario. Bisogna quindi capire se si fosse sottoposto alla terapia consigliata o se avesse respinto anche quella.

Al momento, l’inchiesta è senza indagati. Questa situazione potrebbe però non durare a lungo. Il pm ha infatti disposto l’autopsia ed è verosimile che – almeno come atto dovuto a garanzia di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda – vengano formalmente iscritti uno o più nomi nel registro degli indagati. Gli accertamenti non partiranno però prima della prossima settimana. A far slittare tutto di qualche giorno ci sono questioni tecniche, legate proprio al Covid. A quanto si apprende, infatti, a Ferrara non c’è una sala necrosettoria attrezzata per effettuare l’autopsia su corpi di persone decedute per Coronavirus. Bisognerà quindi attendere l’esito del tampone, per capire se la salma sia ancora positiva. Nel caso lo fosse, sarà necessario trovare una sala adeguata.

Nel frattempo, la procura sta svolgendo tutti gli accertamenti del caso, sia sulla vittima che sul medico che lo aveva curato. Gallerani viveva solo e non aveva né moglie né figli. Viene descritto come una persona che conduceva una vita ritirata. Frequentava la parrocchia di Corporeno e in passato era stato volontario dell’associazione ‘Coccinella gialla’. Quando le sue condizioni sono precipitate, è stata un’amica a convincerlo ad andare all’ospedale. Gli sforzi dei sanitari del Sant’Anna non sono però bastati a strapparlo alla morte.