
Le due facce di un mondo, quello del lavoro. Un universo stretto tra la denuncia degli imprenditori che non trovano manodopera e – l’altro volto – giovani e meno giovani che il Primo Maggio varcano la porta del loro negozio, si mettono magari al volante di un taxi. Ancora, alla cassa a battere scontrini di chi comunque nel giorno di festa la spesa la deve fare. Primo Maggio appunto, una volta – non tanto tempo fa – le saracinesche aperte come mosche bianche, vetrine nelle vie deserte e nel silenzio della città appena la musica del concertone si faceva più lontana. Adesso chi lavora il Primo Maggio non è più tanto solo, magari per colpa della crisi che spinge a rimboccarsi le maniche per rimediare – lavorando nel giorno della festa – ai soldi che sempre più lentamente, con il contagocce, entrano in cassa.
Alex Vecchiati, tassista, è nella sua auto bianca. Ieri lavorava, staccherà oggi, per tornare ad ingranare la marcia nel tassametro che gira lunedì Primo Maggio. "Io lavoro – dice, attorno a lui i colleghi nella piazzetta all’ombra di Savonarola –. Del resto ho portato i turisti anche negli anni scorsi il Primo Maggio. Se devo essere sincero faccio fatica a ricordare quando sono restato a casa". Fa parte del Consorzio Taxisti Ferraresi (Ctf), guida nel traffico e nel deserto delle strade da dieci anni. Ama il suo lavoro. Non sono mai rimasti a casa nel giorno dei lavoratori Ilario Milani e la figlia Marina. Sono i titolari della rivendita numero uno della città in quello che era il ‘Volto della biscia’. Sali e tabacchi, così si chiamavano una volta. Ora tabaccherie. Ci sono le ’bionde’ certo ma c’è anche molto di più in quei pochi metri quadrati, oltre la porta e i clienti in fila. "Siamo qui da nove anni – racconta Marina Milani –, il primo maggio lavoriamo dalle 9 del mattino alle 7,30 di sera. Abbiamo sempre tenuto aperto. Per dare un servizio alla città e speriamo anche di avere quel giorno un bel po’ di clienti, di lavorare bene. La nostra forza sono i turisti, che negli ultimi anni sono molto più numerosi. Vengono anche dall’estero, ci sono tanti francesi".
Oltre la vetrinetta souvenir di Ferrara a forma di cappellacci, della coppia di pane, di torrellini. Nell’altro angolo, una galleria di cartoline che svelano angoli nascosti della città. "Sì, le gente le compra ancora – dice e con la memoria fruga nel passato, quello più recente –. Nel periodo del Covid eravamo aperti, ma è stato veramente difficile andare avanti. Adesso si sente la ripresa, finalmente. Ma bisogna rimboccarsi le maniche, fare sacrifici". Lei li ha fatti. Nemmeno il tempo di diplomarsi e fare un corso di specializzazione che era già dietro il banco, quasi nascosta tra gli scaffali. "Diamo ai clienti – riprende – anche la possibilità di far recapitare qui i pacchi di Amazon. Le origini della rivendita? Abbiamo fatto una ricerca ma non riusciamo a trovare documenti ufficiali, siamo la prima in città. Alcuni clienti che hanno 80 anni raccontano che si ricordano il negozio quando erano ancora bambini". Primo Maggio, cartoline e turisti, sigarette e souvenir. "Facciamo orario continuato, qui non stiamo mai fermi". C’è una cliente, ordina, paga e commenta. "E’ il giorno del lavoro, voi lavorate. E’ giusto", dice con un sorriso. Si chiama ’Ferrara store’, oltre le vetrinette con i prodotti tipici svetta la salama da sugo, pesi diversi, stesso profumo, una carta d’identità. Matteo e Alice Faccini, due fratelli, si rimboccano le maniche per servire i clienti. Chiedono bontà, loro la vendono. Ogni giorno. "Qui chiudiamo solo a Natale e Santo Stefano – afferma con orgoglio Matteo –. Il Primo Maggio abbiamo sempre lavorato, così da dieci anni da quando abbiamo aperto i battenti". Hanno una famiglia entrambi, dei figli. "Si sono abituati, sanno bene come noi che per andare avanti nella vita devi lavorare per guadagnare – aggiunge –. Non mancano i giorni per stare insieme, per coltivare gli affetti. Le ferie le facciamo, anche se ci turniamo e così non chiudiamo mai". Saverio Alagna, direttore del Conad in via Garibaldi, aiuta alla cassa un’anziana a mettere i prodotti nella sportina. Anche il Primo Maggio sarà lì, fino alle 13. Come Maria Grazia Rebellato, dipendente di Store negozio di abbigliamento da uomo. "Ci sono i turisti, in questi giorni la gente spende anche di più. E noi dovremmo chiudere?".
Mario Bovenzi