"Non ho potuto salvare il mio amico"

Kharchef Mohsine ancora sotto choc per la tragedia al cantiere

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È ancora incredulo e sta in disparte, con le braccia incrociate e lo sguardo fisso sul cavo salva vita che avrebbe dovuto impedire al collega di precipitare da quattordici metri. Sotto il caschetto giallo di sicurezza, c’è il volto di un giovane, Kharchef Mohsine, 37 anni, marocchino, che ha percorso migliaia di chilometri per ricostruirsi una vita e che deve fare i conti con la morte di un amico, al quale era molto legato. "Non mi spiego come sia potuto accadere – sottolinea –. Mohamed aveva indossato i dispositivi di sicurezza. Lui era molto esperto. Non so davvero cosa sia successo lassù. Appena una settimana e l’intervento di smontaggio si sarebbe concluso".

L’operaio deceduto abitava con lui in via Roma, a Baricella nel Bolognese: "Eravamo coinquilini e Mohamed era un bravo ragazzo. Non era sposato e non aveva figli. Era un grande lavoratore, una brava persona. Anche lui è partito giovane dall’Egitto in cerca della sua strada. Tanti sacrifici e finalmente aveva trovato questo mestiere che a lui piaceva. Era bravo e preciso in quello che faceva". Ieri mattina sono partiti presto: "Non ricordo l’orario in cui siamo arrivati – prosegue Mohsine –. Alle 7 ci stavamo già preparando per iniziare. Ognuno aveva il suo compito. Poi si è verificato quello che non ti spieghi. Neanche il tempo di reagire che era già troppo tardi. Non ho potuto fare nulla per il mio amico".

m.r.