"Nuove interpretazioni per i morti di Spoon River"

La celebre Antologia di Edgar Lee Masters ritradotta per la Nave di Teseo. Cristofori oggi al Libraccio: "Una svolta nella storia di un testo ormai classico".

"Nuove interpretazioni  per i morti di Spoon River"

"Nuove interpretazioni per i morti di Spoon River"

di Francesco Franchella

"La traduzione è il primo commento di un’opera, perché commentare è innanzitutto tradurre e tradurre significa interpretare". Per la nuova edizione integrale dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters – edizione de La nave di Teseo, che verrà presentata oggi, a Libraccio, alle 17.30, in dialogo con Matteo Bianchi e con le letture di Francesca Boari – Alberto Cristofori ha lavorato a lungo, traducendo e commentando ogni poesia, con l’obiettivo o, meglio, l’ambizione di aver creato "una nuova tappa della storia di questo libro, una svolta nella storia della ricezione di quest’opera". E che opera. Non servono chissà quali introduzioni per l’Antologia di Spoon River, raccolta di 246 poesie divenuta, nel Novecento, un vero e proprio classico della letteratura moderna.

"Per i classici – dice Cristofori – c’è sempre bisogno di nuove traduzioni: così come ci sono continue nuove interpretazioni di Beethoven e Mozart, è importante che ci siano nuove traduzioni dei grandi classici. È nell’ordine delle cose". "Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, Il carattere debole, il braccio forte, il clown, l’ubriacone, l’attaccabrighe? Sono tutti, tutti, a dormire sulla collina". Inizia così l’Antologia di Masters, con la poesia intitolata ‘La collina’, che – come si legge dal commento di Cristofori – "ha carattere introduttivo: il poeta passeggia in un cimitero, collocato su un’altura ai margini di una cittadina immaginaria, Spoon River (il nome deriva da quello di un fiume, lo Spoon, affluente dell’Illinois, nello Stato omonimo)". E da quel cimitero nascono le storie dei morti o, se si preferisce, dei non-morti che ancora vivono nei loro racconti, resi concreti dagli epitaffi tombali, eternati da un forma poetica, quella di Masters, libera e narrativa, che nell’Italia degli anni Quaranta, quando arrivò con la traduzione dell’appena ventenne Fernanda Pivano, risultò addirittura rivoluzionaria. "La prima edizione parziale è del ’43, ancora in piena epoca fascista: il fascismo – spiega Cristofori – censurava la letteratura americana, in quanto segno di corruzione democratica". Tant’è che Fernanda Pivano si fece qualche giorno di carcere. "Per il fascismo era sospetta: l’Antologia di Spoon River era un testo culturalmente antifascista".

La prima edizione integrale, quindi, uscì nel 1947, portando un significativo vento di novità, nel panorama ermetico italiano, grazie a una poesia, all’apparenza, più facile da comprendere. Vento che scosse le vele, in primis, di Cesare Pavese (fu suo l’impulso che stimolò il lavoro della Pivano), ma anche di Fabrizio De André, "che nel 1971 dalla traduzione di Pivano ricavò un fortunatissimo concept album, ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’, e contribuì così alla diffusione dell’Antologia presso il più vasto pubblico popolare".