Offese e insulti sessisti sui social Due tifosi finiscono dal giudice

Prima udienza martedì. Marchi: "Altri tre mi hanno. chiesto scusa e risarcita"

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Si trascina da quasi tre anni e martedì prossimo arriverà davanti a un giudice del Tribunale di Ferrara. E’ la vicenda giudiziaria nata dagli esposti presentati da Marzia Marchi, nota ambientalista. contro sette ultras della Spal che avevano duramente contestate, con offese anche sessiste, un commento della Marchi sulla vicenda giudiziaria relativa allo stadio Mazza. "Martedì – ha spiegato l’avvocato che l’ha assistita nel percorso giudiziario, Vasco Sisti – è fissata la prima udienza del processo che vede imputati due dei cinque tifosi che erano stati indagati. Gli altri tre non hanno ricevuto la citazione diretta a giudizio perché hanno inviato una lettera di scuse alla mia assista e c’è stato l’accordo sul risarcimento danni. Vediamo che cosa accadrà martedì". L’accusa nei loro confronti è di diffamazione a mezzo stampa, anche se i commenti erano stati lasciati nel profilo facebook della Marchi.

"L’ultima querela l’abbiamo ritirata alla fine di febbraio quando ho ricevuto la lettera di scuse dal terzo indagato – sottolinea Marchi – e anche sul risarcimento dei danni, non è simbolico, ma neanche esagerato. La decisione di andare avanti, al di là del fatto che le pesantissime offese ricevute, anche di istigazione a uccidermi, oltre che quelle sessiste mi hanno portato a non fermarmi. Non si può pensare che sui social è lecito scrivere tutto quello che ci passa per la mente. E soprattutto è grave questa mancanza di rispetto delle posizioni dell’altro. Si può non condividere, contestare, ma con educazione e mai superando i limiti. Vediamo come va a finire il processo con gli altri due imputati rimasti".

"E’ importante non lasciar perdere – conclude l’avvocato Sisti – non si può continuare a far credere che i social siano un mondo dove è possibile comportarsi senza regole e rispetto degli altri. Anche lì siamo soggetti a subire le conseguenze legali di comportamenti che violano la legge. E dovremmo chiamare a risponderne anche gli amministratori dei social".

Cristina Rufini