Ferrara, chiude l’Officina della pizza. "Io, strangolato dal caro-energia"

Il racconto del titolare, Ghelli: "Dopo dieci anni di attività farò il dipendente"

Caro bollette, chiude l'Officina della pizza

Caro bollette, chiude l'Officina della pizza

Spegnere le luci e accendere le candele, come ha fatto qualche ristorante in Italia, non è una soluzione. Aggirare il caro bollette è impossibile per le piccole e grandi attività. Anche l’antico gesto di spegnere la luce, soltanto per poche ore al giorno, non serve a molto. E così le saracinesche si abbassano a ripetizione. Un’altra vittima dei rincari insostenibili è ’L’officina della pizza’ in via Comacchio.

Oggi, infatti, Paolo Ghelli, 50 anni, una vita passata davanti ai forni a legna, sfornerà la sua ultima margherita. La sua pala ‘magica’, alla luce dei tanti commenti positivi e delle recensioni soddisfatte, estrarrà l’ultima pizza. Poi la sua attività, aperta da dieci anni, chiuderà per sempre strangolata da cinque bollette intorno ai duemila euro arrivate negli ultimi mesi. Ghelli è costretto ad abbassare la saracinesca: "Avrei voluto continuare. La mia piccola attività è come un figlio per me. Mia moglie Margherita, sì proprio come la pizza, mi ha sempre dato una mano. Durante la settimana arrivavo anche a 80 pizze e nel weekend intorno alle 220".

Poi la crisi: "I clienti che prima prendevano la piazza quattro volte alla settimana, si sono ridotti a una. Parliamo di gente che proviene da zone ricche come Villa Fulvia. Eppure anche loro hanno ridotto". I collaboratori della pizzeria perderanno un guadagno aggiuntivo: "Due ragazzi si occupavano di portare le pizze. Uno era uno studente e l’altro un bidello che arrotondava. C’era anche una ragazza che rispondeva al telefono, ma poi ha trovato un’offerta migliore e se n’è andata. Quindi, siamo rimasti io e mia moglie e i due ‘porta pizza’".

Chiudere un’attività, non rende felice nessuno: "Ho tentato di dilazionare i pagamenti – racconta – ma mi hanno detto che prima avrei dovuto pagare la bolletta più alta. A questo punto, ho deciso di chiudere. Non ne vale più la pena. Prima pagavo bollette e affitto, e mi restava qualcosa. Con questi rincari invece non ci sono margini. E allora oggi sfornerò la mia ultima pizza in questa attività".

Da imprenditore a dipendente: "Ho già dei contatti per lavorare come pizzaiolo in un ristorante". Ma l’amarezza resta: "Tanti clienti sui social mi stanno chiedendo perché chiudo. Cercano di farmi cambiare idea. La loro stima per me è tutto, conferma che ho lavorato bene e mi sono fatto apprezzare". Ma non basta: "Non riesco più a guadagnare dalla mia attività – sbotta – . La situazione potrebbe anche peggiorare. Non posso aspettare altri mesi senza alcun guadagno. Preferisco fermarmi, finché ho ancora un nome da difendere, una dignità".

m. r.