di Cristina Rufini
Servirà ancora un po’ di tempo per capire quali tra i colpi inferti sul corpo di Davide Buzzi, 43 anni, ucciso venerdì primo settembre dentro il Big Town di via Bologna, siano stati mortali. Decisivi per far cessare di battere il suo cuore. L’autopsia eseguita ieri dal medico legale Silvia Boni, nominata dal pm Barbara Cavallo che coordina le indagini, non ha ancora consegnato nelle mani degli inquirenti risposte certe. C’è necessità di ulteriori approfondimenti istologici per stabilirlo, che potrebbero richiedere ancora un mese di tempo.
Durante l’esame, al quale hanno partecipato anche i consulenti delle difese di Mauro e Giuseppe Di Gaetano, figlio e padre di 41 e 69 anni accusati dell’omicidio di Buzzi e del tentato omicidio di Lorenzo Piccinini, sarebbero emersi alcuni punti ormai consolidati: Buzzi è stato colpito in più punti. Alle spalle, alla gola e, soprattutto, ripetutamente alla testa, quando era già a terra. Colpito con un grande lucchetto che il titolare utilizzava per chiudere la serranda del locale. Ma capire quale sia stato quello che ha causato il decesso, ancora non è possibile stabilirlo con certezza.
La consulente della Procura si è presa un po’ di tempo in più per poterlo affermare con certezza. Oltrettutto, insieme agli accertamenti medico-legali classici, ci sarà bisogno anche di ulteriori indagini tossicologiche, oltre ad esami del genetista nominato sempre dal pm: stabilire la natura e la direzione delle enormi macchie di sangue che hanno ricoperto il pavimento e altre zone del Big Town. Impossibile, quindi, al momento capire quando sarà firmato il nullaosta alla sepoltura, per svincolare la salma di Buzzi e permettere così alla sua famiglia di organizzare il funerale. Intanto i Di Gaetano padre e figlio sono ancora rinchiusi nel carcere di via Arginone. Continuano, fortunatamente, a migliorare le condizioni di Piccinini, il giovane che era insieme a Buzzi, è che è stato colpito con un coltello, o comunque con un oggetto tagliente all’addome. I medici dell’ospedale Sant’Anna non hanno ancora sciolto la prognosi, ma i miglioramenti ci sono stati dal momento del ricovero. Su quanto accaduto nella tarda serata di venerdì primo settembre, al di là delle conclusioni che potranno arrivare dagli accertamenti medico-legali, restano le immagini riprese dalla telecamera di videosorveglianza del locale: un filmato che viene considerata la "prova granitica" dell’omicidio.