Ferrara, omicidio Govoni, Grumeza si scusa. "Non volevamo uccidere Cloe"

Constantin Florin Grumeza davanti ai giudici cambia versione ma per i parenti: "Troppo tardi"

Con i giubbottini di pelle i due assassini di Cloe Govoni (foto Businesspress)

Con i giubbottini di pelle i due assassini di Cloe Govoni (foto Businesspress)

Ferrara, 25 novembre 2016 - «Chiedo scusa ai familiari della signora e a Dio. Non volevamo uccidere nessuno». Ore 10.30, aula C del tribunale. Constantin Florin Grumeza prende la parola davanti al giudice. Dichiarazioni spontanee, l’ultima possibilità di dire la sua prima di una sentenza che, per lui e per il complice, Leonard Veissel, potrebbe significare il carcere a vita. Occasione che il 22enne romeno, difeso dall’avvocato Milena Catozzi, ha utilizzato per rovesciare ancora una volta la frittata.

Dopo aver chiesto perdono ai familiari di Cloe Govoni, insegnante 84enne assassinata a calci e pugni al culmine di una rapina, e Maria Humeniuc, 54enne sopravvissuta per miracolo alla furia degli aggressori, Grumeza ha rispolverato la prima versione dei fatti. Quella raccontata ai carabinieri di Cento il giorno successivo ai fatti, quando venne fermato insieme a Veissel. Lui, Grumeza, sarebbe arrivato in casa solo dopo che Leonard le aveva già massacrate. Il 22enne avrebbe soltanto dato un pugno a Maria. Ma nulla di più. È su questa (ennesima) ricostruzione dell’orrore di Renazzo che si basa la tesi difensiva.

«Nessuna intenzione omicida – ha spiegato l’avvocato Catozzi –. Volevano fare un furto». Non solo. La responsabilità di Grumeza, è la convinzione del legale, si limiterebbe soltanto a quel pugno a Maria, sferrato a cose ormai fatte. Il resto «lo ha fatto Leonard». Veissel, da parte sua, non si muove di un passo da quanto raccontato finora. «Lui in casa non ci è mai entrato – ha scandito il suo difensore, l’avvocato Fabio Chiarini –. I suoi vestiti erano puliti così come la suola delle scarpe».

Le scuse di Grumeza, unico vero colpo di scena in un’udienza che sembrava già scritta, hanno trovato un muro tra i banchi della parte civile. Irricevibili e tardive per i familiari delle due donne. «Quelle scuse sono inaccettabili – ha sbottato a fine udienza l’avvocato Salvatore Mirabile, difensore di Andrea Ardizzoni, figlio di Cloe e marito di Maria –. Dovevano ammettere sin da subito la propria responsabilità e non raccontare di volta in volta quello che gli faceva più comodo».

Un tentativo di metterci una ‘pezza’ che è risultato quasi offensivo per chi ha perso una madre e ha visto la compagna di una vita lottare tra la vita e la morte per settimane. «Una scelta tardiva e inutile – ha aggiunto il legale di parte civile –. La loro unica intenzione è quella di ridimensionare la portata dell’intera vicenda. Le scuse si accettano – è la conclusione – solo a seguito di una piena ammissione di responsabilità». Terminate le arringhe, il gup Piera Tassoni ha rinviato al 15 dicembre per eventuali repliche e sentenza.