Omicidio Copparo, nel garage dell’orrore spunta una busta di soldi

Si tratta di una somma che il killer di Cinzia Fusi avrebbe dovuto dare alla moglie per saldare dei debiti. Acquisite schede sim e computer

Gli inquirenti sul luogo del delitto

Gli inquirenti sul luogo del delitto

Ferrara, 3 settembre 2019 – Un’intera mattinata nel capannone dell’orrore per ricostruire le ultime ore di vita di Cinzia Fusi, la commessa 34enne assassinata dal compagno e datore di lavoro, il 52enne Saverio Cervellati (foto). Gli inquirenti, insieme ai legali di parte (gli avvocati Elisa Cavedagna e Luca Tieghi per Cervellati e il collega Denis Lovison per la famiglia Fusi), hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel garage di via Primicello, a Copparo, in cui sabato 24 agosto il killer ha massacrato la fidanzata a colpi di mattarello per poi consegnarsi ai carabinieri (foto).

Tre i motivi dell’attività di ieri. Primo, accertare il contenuto di una busta rinvenuta nella macchina di Cervellati, una Peugeot 206. Secondo, acquisire apparecchiature elettroniche e informatiche. Terzo, eseguire nuovi accertamenti sulle tracce lasciate sulla scena del crimine. Il primo mistero, quello della busta, è stato risolto rapidamente. L’involucro bianco conteneva 630 euro in banconote di vario taglio. Secondo una tesi investigativa (ancora non del tutto ‘archiviata’) avrebbe potuto trattarsi di denaro preparato dal 52enne per una ipotetica fuga dopo il fatto di sangue.

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Stando a quanto emerso, però, quei soldi non sarebbero direttamente collegabili con il delitto. Si tratterebbe infatti di una somma destinata alla moglie di Cervellati (i due si erano lasciati senza però una separazione ufficiale o un divorzio) per saldare non meglio precisati debiti.

La seconda parte del lavoro ha portato all’acquisizione di un cellulare, di un computer e di una pen drive. Supporti informatici che nelle prossime ore verranno passati al setaccio per cercare elementi che possano gettare luce sulla dinamica del delitto. In particolare, preme capire se ci siano state chiamate o messaggi che potessero far presagire al tragico epilogo o se siano state cancellate conversazioni o documenti.

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La terza e ultima parte del lavoro svolto nel capannone di via Primicello ha riguardato l’analisi della scena del crimine, con particolare attenzione alle tracce ematiche e alla loro traiettoria. I carabinieri hanno scatto altre foto per integrare quelle effettuate durante il primo intervento. Questi nuovi riscontri aiuteranno il medico legale a stilare la sua relazione e a stabilire con maggiore esattezza il numero di colpi, la loro natura e la posizione di vittima e carnefice al momento dell’aggressione. Sotto la lente anche le telecamere del capannone, che però non dovrebbero essere funzionanti. «I colpi sono stati multipli e violenti: c’erano tracce di sangue a un’altezza di oltre un metro e mezzo – ha spiegato l’avvocato Lovison –. Investigatori e procura stanno facendo un lavoro molto preciso. Valuteremo anche se c’è stata premeditazione. I genitori di Cinzia devono sapere perché la loro unica figlia non c’è più». I difensori di Cervellati, presenti entrambi all’ispezione, non vogliono sentir parlare di atto pianificato. «Saverio è sempre stato un uomo mite e tranquillo e non c’è nulla che possa farci pensare a una premeditazione – hanno detto –. La famiglia gli è vicina e non lo riconosce in questo comportamento ingiustificabile. Ora dobbiamo capire, anche a livello psichico, cosa sia successo».