Omicidio Ferrara, cugini uccisi. Scende in campo il Ris

Sotto la lente alcuni reperti raccolti durante il primo sopralluogo. A breve verifiche sui fucili e sugli altri oggetti sequestrati a casa degli indagati

Le indagini per l'omicidio di Rero

Le indagini per l'omicidio di Rero

Ferrara, 26 maggio 2021 - Dopo la svolta sul giallo di Rero, la procura muove nuovi passi verso la verità sulla morte di Dario e Riccardo Benazzi, i cugini di 70 e 64 anni uccisi a fucilate e dati alle fiamme nelle campagne del paese.

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Da un paio di giorni, per quel fatto di sangue sono iscritte nel registro degli indagati due persone, Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 49 e 20 anni. Per loro si ipotizzano i reati di concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere. I carabinieri hanno eseguito alcune perquisizioni in tre abitazioni nella loro disponibilità, tra cui quella in cui vivono.

In quel casolare a ridosso del campo nel quale si è consumato il delitto sono state trovate armi e munizioni. Dopo questo primo punto fermo, gli inquirenti si stanno preparando ad eseguire nuove analisi, finalizzate a rafforzare il quadro emerso dalle indagini e a cercare conferme ‘scientifiche’ ai loro sospetti. Il primo passaggio è già fissato.

La data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 3 giugno. A partire dalle 9, nei laboratori del Ris di Parma inizieranno una serie di accertamenti tecnici irripetibili su alcuni elementi repertati dagli investigatori il primo di marzo, cioè il giorno successivo all’omicidio di Dario e Riccardo. A quanto trapela, si tratterebbe di esami di natura chimica.

Il secondo passo potrebbe essere disposto a breve, una volta che il pubblico ministero Lisa Busato avrà valutato le carte relative alla lunga perquisizione eseguita l’altro ieri. È verosimile che l’attenzione degli inquirenti si focalizzi proprio sulle armi sequestrate.

In casa dei Mazzoni sono infatti stati trovati quattro fucili e due pistole custoditi in un armadietto (il 49enne aveva una licenza di caccia ormai scaduta ma tutte le armi erano detenute in maniera regolare). Tra questi c’è un calibro 12, compatibile con quello utilizzato per uccidere i Benazzi. È quindi molto probabile che gli investigatori decidano di eseguire esami di tipo balistico per confrontare i fucili sequestrati con quanto emerso dalla scena del crimine, come ad esempio le due borre di cartuccia repertate. Si potrebbe inoltre verificare se le armi abbiano sparato da poco e se presentino tracce o residui significativi di polvere da sparo. Nel frattempo, si attende l’esito della perizia autoptica sui corpi.

Le conclusioni medico legali, affiancate a quelle tossicologiche e genetiche, potranno finalmente fornire un quadro più preciso su quanto accaduto quella domenica di fine inverno nel campo alle porte della frazione. Una volta raccolti i risultati di tutti gli accertamenti tecnici e scientifici, sarà possibile tirare le somme e trasformare indizi e sospetti in elementi più solidi. L’attività investigativa è dunque tutt’altro che finita ed è quindi presto per trarre conclusioni di alcun tipo. Carabinieri e procura procedono nel massimo riserbo, mentre la comunità di Tresignana accoglie con sconcerto e sorpresa la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Filippo e Manuel Mazzoni. Persone descritte da tutti come riservate, tranquille e laboriose.  

Ci si domanda quindi cosa possa essere accaduto quella domenica e – qualora i sospetti su di loro dovessero trovare conferma – cosa possa averli spinti a commettere un delitto tanto efferato. Su questo aspetto, rimane ancora l’alone del mistero. Quel che è certo è che, quel giorno, i Benazzi erano andati al campo dietro casa dei Mazzoni per smontare i resti dell’impianto eolico di cui Riccardo era stato coideatore, prima di venire estromesso dalla società proprietaria.

Su quel che è accaduto dopo, al momento si possono solo fare ipotesi. Tra le più accreditate c’è quella di una lite per futili motivi finita nel peggiore dei modi. Al culmine del bisticcio, l’omicida avrebbe sparato a Riccardo da una distanza ravvicinata e forse alle spalle. Subito dopo avrebbe colpito Dario, che si trovava in una posizione defilata, vicino a un frutteto ai margini del campo. Dopo, con l’aiuto del complice, avrebbe spostato i corpi ottocento metri più in là per darli alle fiamme.