Omicidio di Fossanova, ergastolo confermato al killer

La Cassazione su Bertocchi. Il sollievo della donna scampata alla mattanza

Simone Bertocchi

Simone Bertocchi

Fossanova (Ferrara), 11 aprile 2019 - Fine pena mai. La corte di Cassazione non fa sconti a Simone Bertocchi, 38 anni, in carcere per aver freddato a colpi di pistola Roberto Tosi Savonuzzi e per aver ridotto in fin di vita la moglie, Raffaella Pareschi. Un delitto consumato in una mattina di follia, il 24 luglio del 2016, nel giardino di una villetta di via Ravenna, a Fossanova San Marco.

A nulla sono valsi i motivi di ricorso presentati dal difensore del 38enne, l’avvocato Sergio Pellizzola. Nella sua arringa, durata circa mezzora, il legale si è scagliato soprattutto contro l’aggravante della premeditazione, vero oggetto del contendere nel corso di tutti quanti i gradi di giudizio. Secondo il castello difensivo di Pellizzola, il fatto non sarebbe stato programmato. Diversa invece la lettura data da tutti i giudici che hanno esaminato la sanguinosa vicenda. Bertocchi avrebbe premeditato l’omicidio, presentandosi a casa di Tosi Savonuzzi con una pistola carica in tasca e le peggiori intenzioni.

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Respinti quindi tutti i motivi di ricorso e confermata la sentenza della corte d’Appello di Bologna (che, a dirla tutta, aveva concesso le attenuanti generiche ritenendole però equivalenti all’aggravante della premeditazione). Ergastolo dunque: sentenza definitiva.

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Da ieri le mura del carcere di via Arginone sono ancora più strette intorno a Bertocchi. Ora il killer di Fossanova sa che dovrà trascorrere il resto della sua vita dietro a quelle sbarre. La tragedia per la quale si è arrivati a sentenza definitiva risale a una domenica di mezza estate.

È il 24 luglio del 2016. Sono circa le 9 quando Simone Bertocchi, insieme all’amico William Biancucci (ritenuto dagli inquirenti completamente estraneo al delitto ma oggi a processo per omissione di soccorso) arrivano in via Ravenna in bicicletta. Entrano nel giardino di Tosi Savonuzzi. Devono discutere di alcuni lavori di ristrutturazione dell’edificio, nel quale vive anche un familiare della fidanzata di Bertocchi.

Tra Tosi e il killer non corre buon sangue. Il loro passato è punteggiato di litigi, spesso legati proprio ai lavori da svolgere in quella casa di campagna ‘condivisa’. Ad un tratto, il killer impugna l’arma e apre il fuoco. Tosi muore sul colpo. La moglie corre in suo soccorso e Bertocchi gli rivolge la pistola contro. Sopravviverà per miracolo.

Il killer e l’amico si allontanano in bicicletta mentre in via Ravenna arrivano il 118 e carabinieri. Scappando il killer si sbarazza dell’arma. Agli inquirenti dirà di averla gettata in un fosso in via del Gorgo, ma non verrà mai trovata. Dopo due giorni di latitanza, il 38enne crolla e bussa alla caserma dei carabinieri di Porotto. «Sono quello che ha fatto il casino a Fossanova», dice al piantone. Scattano le manette e si aprono le porte dell’Arginone. Porte che ora, dopo la decisione della Suprema corte, rimarranno chiuse per tutto il resto della sua vita.