Ferrara, omicidio stradale. Chiesti 5 anni per il primo imputato

Nell’aprile 2016 sulla Provinciale 48 venne travolta e uccisa una dipendente della Cidas

L’immagine del terribile schianto di Cesta, costato la vita alla sfortunata Romana Bonaccorsi

L’immagine del terribile schianto di Cesta, costato la vita alla sfortunata Romana Bonaccorsi

Ferrara, 31 gennaio 2018 - Per l’accusa, dopo aver invaso la corsia opposta con un alcolemia pari a 0.93 grammi per litro, il 13 aprile 2016 travolse e uccise Romana Bonaccorsi, 56 anni. Omicidio stradale, e fu il primo contestato nella nostra provincia dopo la sua entrata in vigore. Oggi, per quello schianto, il pm onorario Elisa Bovi presenta il conto: 5 anni per il 589bis (omicidio stradale) e 4 mesi per la guida in stato di ebbrezza, oltre a 2mila euro di ammenda. Una decisione contestata dall’avvocato Massimo Cipolla, difensore di Rimi Mezani, 44 anni di origini albanesi: «Ci opponiamo su tutta la linea – spiega – a partire dai referti forniti, i quali vennero acquisiti senza rispettare il diritto di difesa. Il prelievo al mio assistito, ad esempio, è stato fatto senza informare il legale. Un aspetto su cui la Cassazione parla molto chiaramente. La ricostruzione del sinistro, inoltre, è stata contestata duramente dal nostro consulente sulla base di studi matematici».

Lo scontro era avvenuto sulla provinciale 48 a Cesta di Copparo intorno alle 20.30 e l’oggi imputato si trovò ad essere tristemente il primo indagato per omicidio stradale del nostro territorio. «Stiamo facendo ogni sforzo – riprende l’avvocato Cipolla – per dimostrare la nostra estraneità alla ricostruzione fornita dalla procura». All’albanese, oltre alla guida in stato di ebbrezza, è contestato anche l’aver superato il limite di velocità dei 90 orari (viaggiava ai 98) e l’aver invaso la corsia opposta di marcia dopo aver perso il controllo della sua Daewoo Tacuma all’uscita di una curva. C’è un altro aspetto, infine, che evidenzia l’avvocato Cipolla e riguarda i possibili testimoni del sinistro: «Ho la sensazione che tutti quelli che ho cercato, abbiamo mostrato una forte volontà di non voler venire a raccontare i fatti». Quella sera la 56enne dipendente Cidas, originaria di Tresigallo ma da qualche anno residente a Grignano Polesine nel Rodigino, stava rincasando per raggiungere l’anziana madre che l’aspettava per cena. Il giudice Vartan Giacomelli ha rinviato al 22 marzo per eventuali repliche e sentenza.