Omicidio a Valencia, Eder dal carcere: "Non ho ucciso Marcello"

I genitori di Marcello Cenci pronti a un esposto: "Lasciato solo"

Eder Guidarelli

Eder Guidarelli

Ferrara, 5 luglio 2017 - «Con Marcello abbiamo parlato un’ora, poi me ne sono andato». Una chiacchierata «chiarificatrice», dalle 3 alle 4 della notte tra sabato e domenica. «Non c’è stato nessun litigio, tutto era sistemato. Io non ho ucciso proprio nessuno». Nessuna confessione, nessuna resa da parte di Eder Guidarelli, l’italo brasiliano in carcere accusato dell’omicidio di Marcello Cenci, l’ex amico e coetaneo ferrarese, sabato notte a Valencia.

Parole riferite al suo legale che, coordinato dai carabinieri di Ferrara e Imperia, è riuscito a ‘guidare’ il 32enne ricercato per l’assassinio oltre confine fino a Ventimiglia dove era già pronta ad attenderlo un’auto dell’Arma con i lampeggianti accesi. Un viaggio della follia, a bordo della macchina ‘soffiata’ alla sorella, iniziato per Eder venerdì notte da Pontelagoscuro fino a calle Juan Bautista Llovera, nel quartiere del Grao di Valencia. «Vado a trovare la mia nuova ragazza», aveva detto ai genitori prima di affrontare, da solo, gli oltre 1500 chilometri. «Sono a posto, – si era confidato ultimamente con gli amici di sempre – la vicenda con Marcello è chiusa».

Ma nonostante gli ultimi sei mesi dove non aveva inviato nemmeno un messaggio minatorio all’ex amico, Guidarelli covava ancora quell’ira nei suoi confronti. «Ci provava con la mia ragazza», sosteneva. E per questo, accecato dalla gelosia, lo aveva aggredito già tre volte: due sotto casa dei genitori, una a Valencia. Gli aveva spaccato la faccia, la testa, alcune costole fino a procurargli, in un’occasione, 55 punti di sutura.    «Un omicidio annunciato», gridano oggi Roberta e Mario Cenci. «Nessuno lo ha tutelato. Lo Stato lo ha abbandonato e per colpa di un folle oggi nostro figlio non c’è più». Il dito della famiglia di origini marchigiane, viene puntato soprattutto contro quella prima richiesta di misura cautelare rigettata dal tribunale di Ferrara. «La famiglia – spiega l’avvocato Valentina Bordonaro – sta valutando la possibilità di un esposto».

Il pubblico ministero Ciro Alberto Savino, alla fine dello scorso anno, presentò una prima richiesta di custodia cautelare nei confronti di Guidarelli ma se la vide rigettare dal gip il quale richiese ulteriori approfondimenti sul rapporto tra i due. La procura sentì così la famiglia Cenci e alcuni amici per poi depositare una seconda richiesta di misura cautelare più completa, questa volta accolta da un nuovo gip il quale, con un’ordinanza, aveva disposto il divieto di avvicinamento a Cenci.

«Già di fronte alla prima richiesta, – sottolinea l’avvocato Bordonaro – avevamo di fronte un uomo che da Ferrara se ne era andato fino a Valencia, aveva lasciato in una pozza di sangue Marcello, gli aveva rubato il telefono cellulare per scrivere messaggi finti alla sua famiglia. E qui il tribunale decise di non fare nulla. La procura, dal canto suo, ha fatto tutto ciò che potevano».

L’avvocato è stato uno degli ultimi a sentire Cenci poche ore prima dell’omicidio. «Venerdì era tranquillissimo, felice per la nuova vita. Marcello voleva chiudere il processo in fretta, non gli interessava alcun tipo di risarcimento». Ma proprio il processo pendente per stalking nei confronti di Guidarelli, con udienza fissata il 4 ottobre, e il relativo risarcimento danni, sembra essere il movente del delitto. C’era una consulenza medica, un danno fisico importante e, di conseguenza, un cospicuo risarcimento. Motivo che avrebbe spinto Guidarelli fino a Valencia «per parlare, chiarire con Marcello». Oggi, intanto, la Corte d’Appello di Genova deciderà sull’estradizione dell’arrestato.